Liquidazione del “Pozzo Crocifisso" |Aziende replicano ad Acoset e Sidra - Live Sicilia

Liquidazione del “Pozzo Crocifisso” |Aziende replicano ad Acoset e Sidra

La nota congiunta della sezione Acquedotti di Confindustria e del Consorzio Sintesi.

LETTERA IN REDAZIONE
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4 min di lettura

CATANIA – Nei giorni scorsi Acoset e Sidra, Società di diritto privato a partecipazione interamente pubblica, sono intervenute sulla stampa in merito alla vicenda della vendita del complesso acquedottistico “Pozzo Crocifisso” di San Giovanni La Punta.

Articoli ai quali le ditte acquedottistiche private non hanno voluto immediatamente replicare, limitandosi ad inviare una semplice “Nota tecnica” a S.E. il Prefetto di Catania, interessato in ordine ad una richiesta di “requisizione” e affidamento del complesso Pozzo Crocifisso alle stesse Acoset e Sidra.

E’ bene fare una premessa. L’acqua è un bene pubblico e lo è da sempre e mai nessun gestore privato ha messo in discussione tale principio, affermato sin dal R.D. n. 1775 del 1933.

Il servizio idrico è gestito in regime concessorio, come ogni bene pubblico, e le aziende private che prestano detto servizio pagano regolarmente i canoni demaniali allo Stato.

Ciò che si “vende” non è di certo l’acqua. Ma il servizio di captazione, emungimento, adduzione, distribuzione e quant’altro serva a fare arrivare l’acqua agli utenti finali.

Acoset e Sidra, senza alcuna gara pubblica, da aziende di diritto privato, hanno ricevuto in dotazione tutti gli impianti e le reti pubbliche, senza nulla investire per averle in gestione, usufruendo possibilmente anche di finanziamenti pubblici.

Al contrario, i complessi privati, che offrono lo stesso servizio sul territorio, hanno costruito impianti e reti con fondi propri e senza alcun finanziamento pubblico e provvedono allo stesso modo alla manutenzione e al pagamento dei costi e degli stipendi.

Inoltre, rimanendo in tema di grossisti, il prezzo medio di fornitura all’ingrosso è di circa 20 centesimi di euro al mc, mentre le tariffe al dettaglio nel caso di Acoset vanno dalla prima fascia di circa 0,75 €/mc, all’ultima di circa 2,70 €/mc.

Il ricarico è enorme, stante gli elevati costi di gestione. Nessun acquedotto privato potrebbe applicare corrispettivi simili e nessun acquedotto privato, infatti, li applica.

Quindi, quale rischio di aumento ingiustificato di prezzi avrebbero “scongiurato” Acoset e Sidra, che sono quelli che applicano questi alti prezzi, non è dato sapere.

Infatti, non si comprende secondo quale norma l’acquisizione del Pozzo Crocifisso avrebbe potuto fare scattare il paventato aumento tariffario solo con il cambiamento della proprietà.

La revoca della vendita da parte di Pozzo Crocifisso, invece, nasce da un’altra storia.

Sidra ha disdetto la richiesta dell’intera fornitura di acqua dal Pozzo Crocifisso dieci giorni dopo la pubblicizzazione dell’acquisizione delle offerte d’acquisto, prevista per il 10 febbraio 2017. Subito dopo le due aziende hanno chiesto a S.E. il Prefetto di requisire il Pozzo Crocifisso e di assegnarlo a loro, poiché l’acqua da lì emunta è fondamentale a coprire le esigenze della popolazione locale. Insomma, quest’acqua serve o no alle ditte partecipate?

Tra l’altro, Pozzo Crocifisso ha sempre prestato il suo servizio pur non ricevendo il pagamento della fornitura da mesi.

Infatti, nei confronti di tutte le ditte private, Acoset e Sidra ricevono acqua all’ingrosso e ritardano i pagamenti anche di 10/12 mesi, periodi nei quali i gestori privati si vedono costretti ad anticipare tutti i costi (energia elettrica, stipendi, riparazioni…).

Tornando alla vicenda Pozzo Crocifisso e al merito auto riconosciuto di avere “scongiurato” la vendita degli impianti dello stesso, si fa rilevare che nessuna norma impedisce di vendere beni privati, quali gli impianti di sollevamento e di distribuzione, che sono beni aziendali come per qualsiasi altra azienda. E nessuna norma impedisce di vendere detti beni a gestori privati.

Da operatori del settore, ci rammarica davvero che, tra aziende che dovrebbero pensare solo a garantire un servizio di primaria importanza, a prezzi contenuti e in maniera efficiente, non si riesca a trovare un modo per collaborare e organizzarsi insieme nell’interesse degli utenti serviti.

Non si comprende questa “guerra al privato” che, di fatto, paga tutto di tasca propria e nulla ha avuto e ha dallo Stato o dal pubblico; anticipa mesi e mesi di spese, garantendo il servizio pubblico con soldi propri e spesso senza avere riconosciuti nemmeno gli interessi legali.

Nella sostanza, ad oggi, più che demonizzare gli operatori privati, si dovrebbe sapere che il servizio idrico pubblico è in parte garantito dai gestori privati, che, pur non venendo pagati puntualmente, cercano in tutti i modi di non interrompere il servizio, attingendo anche a prestiti bancari e mantenendo i prezzi del servizio in misura più contenuta possibile.

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