Lo scandalo della 'munnizza' | Qualcuno pagherà? - Live Sicilia

Lo scandalo della ‘munnizza’ | Qualcuno pagherà?

E hanno il coraggio di chiamarla emergenza.

Semaforo Russo
di
4 min di lettura

Uno dei principi fondamentali della politica è, o almeno dovrebbe essere, il principio di responsabilità. Il cittadino deve sapere, nei confronti delle istituzioni pubbliche, chi è responsabile di cosa. Il principio di responsabilità è un cardine in molti paesi europei e non, più di quanto lo sia in Italia. Non parliamo della Sicilia regno incontrastato dell’irresponsabilità, complice la mediocre qualità di un’ampia fetta del corpo elettorale che vota in base alla convenienza personale e non all’effettivo perseguimento dell’interesse collettivo. Abbiamo letto ripetutamente sui giornali di primi ministri, ministri e deputati stranieri che si sono dimessi dalle loro cariche per avere in qualche modo ingannato gli elettori o per ragioni legate alla violazione della sfera etica pubblica.

Da noi non vale, anzi, è di rito, dinanzi a determinate questioni spinose mai risolte, il rimpallo delle accuse e la rincorsa alle scusanti più incredibili per non pagare mai dazio e rimanere incollati alle poltrone. In Sicilia, dicevamo, è ancora peggio tant’è vero che pur occupando da decenni una delle ultime posizioni in svariate classifiche dal punto di vista economico, infrastrutturale e sociale l’Isola conserva complessivamente la medesima classe politica, gli stessi personaggi che l’hanno trascinata nel baratro del sottosviluppo e dell’emarginazione nel contesto nazionale ed europeo. Un palese tradimento del principio di responsabilità. Facciamo un esempio concreto d’attualità: l’emergenza rifiuti, a Palermo in particolare e nel resto della Sicilia. E’ già esilarante, se non si trattasse di un vero dramma legato alla salute pubblica, oltre che al decoro delle città, usare il termine “emergenza”. Un’emergenza è un fatto improvviso e repentino stretto tra due punti temporali, un inizio e una conclusione.

Quando, invece, “l’evento”, cioè il ritrovarsi costantemente con i rifiuti fino ai capelli, dura da decenni non dobbiamo prendere a prestito la parola “emergenza” ma parlare apertamente di non-gestione, di cattiva gestione, di evidenti responsabilità (appunto) di chi avrebbe dovuto provvedere e non ha provveduto con l’effetto, tra l’altro, di lasciare oggettivamente campo libero a speculazioni e ad affari privati non sempre limpidi. Uguale discorso per l’acqua, un bene non ancora disponibile h24 per tutti e in tutti gli angoli della Sicilia. Ci ritroviamo con i rifiuti fin sopra i capelli o con i rubinetti asciutti pagando tasse e tariffe abbastanza salate. A Palermo la Rap (l’azienda per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti) ha un nuovo presidente, Giuseppe Norata, sicuramente animato dalle migliori intenzioni come del resto il suo predecessore, che lancia accuse ben precise al Comune: mancano i soldi e senza soldi non si canta Messa. Il sindaco Leoluca Orlando istituisce una commissione per capire come mai la città sia sommersa dai rifiuti, ottimo, ma se il punctum crucis è davvero il mancato trasferimento delle risorse alla sua partecipata (l’eventuale riorganizzazione dei servizi è connessa e di esclusiva pertinenza della governance aziendale) c’è ben poco da capire, si facciano i trasferimenti finanziari e se ciononostante rimane la “munnizza” saltino le teste.

Ci dobbiamo nuovamente ritrovare tra un anno con i famigerati “disallineamenti”? Secondo Orlando, però, la Rap non avrebbe problemi finanziari ma soffrirebbe soltanto di un “deficit organizzativo”, colpa dei suoi dirigenti. Dove sta la verità? Chi deve rispondere di cosa? Superfluo sottolineare l’assoluta impraticabilità di un aumento della Tari mentre via libera andrebbe data a ogni iniziativa utile per sconfiggere la consistente evasione fiscale nel settore. Il presidente della Regione Nello Musumeci pochi giorni fa ha esultato annunciando che la Sicilia, per la prima volta nella sua storia, ha un Piano ordinario dei rifiuti. In realtà il Piano è stato esitato dalla Giunta regionale ma occorre attendere l’approvazione del disegno di legge sul riordino (ennesimo) dell’intera materia dei rifiuti. Il Piano è strutturato in modo da affidare ai Comuni e ai Liberi Consorzi la gestione diretta dei rifiuti (lo potranno fare se lasciati soli?) riservando alla Regione il ruolo – da tempo sostanzialmente disatteso – di indirizzo, controllo e regolamentazione. Il testo approvato da Palazzo d’Orleans prevede anche una ricognizione dell’impiantistica di recupero e smaltimento.

Quindi una buona notizia si dirà, se non fosse che il M5S definisce quel Piano “un documento vuoto, più simile a una dichiarazione di intenti che a una disciplina organica della materia capace di porre fine all’emergenza rifiuti in Sicilia”. Se le cose stessero realmente così saremmo praticamente lontani dall’obiettivo e chissà con quali tempi, modifiche e contenuti il disegno di legge sui rifiuti sarà esitato da Sala d’Ercole. Dove sta la verità? Soprattutto, esiste uno sforzo condiviso, al di là delle appartenenze e nel rispetto dei ruoli, tra forze politiche e istituzioni – Regione e Comuni in primis – per chiudere definitivamente la pratica “emergenza rifiuti”? Un problema serio il cui perdurare dovrebbe portare a una severa punizione da parte degli elettori alle prossime elezioni, per il famoso e pienamente inattuato principio di responsabilità.

 

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