PALERMO – Lo scandalo prosegue e nonostante gli appelli del presidente della Repubblica le regole per la formazione del Csm non sono cambiate. Più di sessanta magistrati, alcuni dei quali in servizio in Sicilia, hanno scritto una lettera aperta a Sergio Mattarella che è anche presidente del Consiglio superiore della magistratura.
Ecco la lettera integrale: “Le scriviamo avendo ben presente il Suo discorso del 21 giugno 2019 al Plenum del Consiglio Superiore della Magistratura, nel quale esprimeva, con fermezza, il grave sconcerto e la riprovazione per la degenerazione del sistema correntizio e l’inammissibile commistione fra politici e magistrati, evidenziando come tali fenomeni avessero pesantemente compromesso il prestigio e l’autorevolezza dell’Ordine Giudiziario. In quel discorso, Ella sollecitava modifiche normative per impedire l’inaccettabile costume che si era manifestato, augurandosi che il Parlamento provvedesse ad approvare un’adeguata legge di riforma delle regole di formazione del Csm.
È tornato sul concetto un anno dopo, il 29 maggio 2020, quando, imperversando e intensificandosi ulteriormente lo scandalo che sta abbattendo completamente la credibilità delle istituzioni giudiziarie, attraverso una nota del Suo Ufficio stampa, nell’evidenziare come in quel
momento non potesse farsi luogo allo scioglimento del Csm, Ella ha ribadito come sia compito del Parlamento quello di predisporre e approvare una legge che preveda un Consiglio Superiore della Magistratura formato in base a criteri nuovi e diversi.
In tale occasione, prendendo atto che Governo e Gruppi parlamentari avevano annunziato iniziative in tal senso e auspicando che si approdasse in tempi brevi a una nuova normativa, considerava come fosse improprio un messaggio del Presidente della Repubblica al Parlamento per
sollecitare iniziative legislative annunciate come imminenti.
Oggi, un altro anno è passato ma, con grande rammarico, dobbiamo prendere atto che il Suo accorato auspicio è rimasto inevaso e che le iniziative legislative, pur annunciate come imminenti, sono ben lungi dal tradursi in realtà. Nel frattempo, lo scandalo continua a imperversare e, lungi dal placarsi, è costantemente alimentato dall’uscita di nuove e allarmanti notizie che rendono il quadro complessivo sempre più
inquietante e inaccettabile.
Al netto di ogni tentativo di strumentalizzazione, di cui siamo pienamente consapevoli, riteniamo che i fatti, come pubblicamente esposti dagli organi di informazione, siano troppo gravi per rimanere inesplorati e non verificati.
Si avverte, inoltre, una profonda contraddizione rispetto all’esigenza di trasparenza e completa conoscenza di quanto risultante dagli atti. Ufficialmente, essi sono confinati nelle mani di poche Autorità; di fatto, però, sono nella disponibilità di tantissimi, a cominciare dai media. Così, in
questo contesto delicatissimo, il rischio di un loro uso strumentale e distorto, condizionato da convenienze e scopi particolari, è straordinariamente grave.
D’altra parte, si resta attoniti e increduli nel constatare, pur a fronte di fatti che imbarazzano varie articolazioni delle istituzioni giudiziarie come mai accaduto in precedenza, una diffusa inerzia rispetto a iniziative che sarebbero tanto naturali quanto doverose.
Tra coloro che sono stati investiti dalle rivelazioni dei mezzi di informazione, infatti, solo una parte, pur significativa ma certamente non completa, ha liberato l’Istituzione che rappresentava dal
peso di una situazione divenuta oggettivamente insostenibile, facendo un passo indietro, con le dimissioni da taluni incarichi ricoperti o con l’anticipato abbandono dell’Ordine giudiziario.
Al contempo, in relazione a comportamenti che nell’esercizio delle funzioni non esiteremmo a censurare con fermezza, non solo difettano le doverose iniziative delle autorità competenti ma, sotto il profilo disciplinare, si è anche registrata l’adozione di una generale direttiva assolutoria, col
conseguente rischio che comportamenti di tale genere, anziché essere sanzionati, siano avallati e ulteriormente incentivati.
Allarma, al riguardo, apprendere dal racconto di un ex Presidente dell’ANM ed ex membro del CSM – che non risulta né smentito né oggetto di querele – che comportamenti di questo tipo sarebbero stati realizzati da chi, nominato proprio in nome di una forte discontinuità con il
comportamento del suo predecessore costretto alle dimissioni, avendo il compito istituzionale di curare l’interesse pubblico al rispetto della disciplina da parte degli appartenenti all’ordine giudiziario, ha adottato siffatta generale direttiva.
Frattanto, il tempo passa e per tutti i magistrati che non si riconoscono nelle perverse dinamiche disvelate dalle inchieste – vittime anch’essi, insieme ai cittadini tutti, di tali meccanismi – diventa sempre più flebile la speranza dell’avvio di quelle iniziative che stanno da tempo chiedendo a gran voce e che Ella ha fortemente auspicato.
Il vano trascorrere del tempo, inoltre, anche in ragione dei termini normativamente previsti per l’accertamento delle condotte dei singoli, pone a rischio ogni possibilità di futura verifica, tanto da farci ritenere auspicabile l’intervento di una Commissione Parlamentare di inchiesta volta a fare definitiva chiarezza.
E tuttavia, pensiamo di non potere rassegnarci alla inerzia. Siamo da tempo e restiamo fermamente convinti che la via per il ripristino della credibilità della Giurisdizione, oltre che per un’inequivoca e pubblica risposta agli appelli alla trasparenza (troppo spesso elusi, strumentalizzati o del tutto inevasi), passi ineludibilmente per una radicale riforma dell’Ordinamento giudiziario.
Avvertiamo, in questo, perfetta sintonia con quanto Ella, purtroppo finora inascoltata, ha così autorevolmente e ripetutamente sollecitato.
Due dovrebbero essere, a nostro giudizio, i punti essenziali e imprescindibili di tale iniziativa: l’inserimento del sorteggio nella procedura di selezione dei componenti del CSM e la rotazione degli
incarichi direttivi e semi-direttivi.
Lungi dall’essere in contrasto con la Carta costituzionale, specie ove seguito da una elezione successiva tra un numero predeterminato di candidati estratti a sorte (e non il contrario, come, forse non a caso, alcuni esponenti delle c.d. correnti hanno in passato proposto), il sorteggio rappresenta
l’unico sistema idoneo a garantire l’imparzialità della funzione di autogoverno e l’effettività dei principi di distinzione dei magistrati soltanto per diversità di funzioni, di indipendenza dei magistrati e di soggezione dei giudici soltanto alla legge.
La rotazione, a sua volta, è in grado di eliminare in radice il carrierismo e la concentrazione di potere in mano a pochi, fenomeno preoccupante e dei cui effetti distorsivi e dannosi le recenti cronache ci hanno resi tutti ancor più consapevoli.
La rotazione negli incarichi direttivi e semi-direttivi sulla base di criteri legali – onde selezionare non i presunti “migliori”, la cui scelta può troppo facilmente avvenire in base alle distorte logiche che abbiamo appreso con sconcerto essere state non infrequenti, ma magistrati adeguati, temporaneamente addetti a compiti organizzativi – costituisce l’antidoto più efficace contro la degenerazione correntizia, che nella distribuzione degli incarichi secondo criteri di appartenenza trova la sua più intensa e frequente espressione, nonché, al contempo, la vera garanzia di un servizio adeguato e di una giurisdizione effettivamente indipendente e imparziale.
Per queste ragioni Le chiediamo, nel Suo ruolo di garante della Costituzione, di intervenire affinché sia finalmente intrapreso il cammino per l’eliminazione dei fattori distorsivi dell’imparzialità e buon andamento della funzione di autogoverno, ripristinando la legalità delle sue dinamiche; siano rimosse le cause che hanno condotto alla grave delegittimazione di articolazioni essenziali dell’Ordinamento Giudiziario e del Sistema di autogoverno della Magistratura; sia assicurato l’allontanamento da tali ruoli di coloro che non sono risultati all’altezza del compito.
Le chiediamo, signor Presidente, di tornare a intervenire con la Sua autorevolezza, per avviare finalmente l’ormai non più differibile azione di recupero della fiducia di cui l’Ordine Giudiziario e la gran parte dei Magistrati meritano di godere, e della credibilità della Giurisdizione,
baluardo prezioso ed essenziale dello Stato di diritto delineato dai nostri Costituenti.
Questi i magistrati che hanno firmato la lettera 1) Gianluca Alessio (Corte Appello Venezia) 2) Cristina Angeletti (Tribunale Verona) 3) Maria Angioni (Tribunale Sassari) 4) Valeria Ardito (Procura Verona) 5) Giuseppe Artino Innaria (Tribunale Catania) 6) Milena Balsamo (Corte di Cassazione) 7) Francesco Bretone (Procura Bari) 8) Sabrina Carmazzi (Procura Livorno) 9) Cristina Carunchio (Procura Vicenza) 10) Giuliano Castiglia (Tribunale Palermo) 11) Natalia Ceccarelli (Corte Appello Napoli) 12) Isabella Cesari (Sorveglianza Verona) 13) Massimo Corleo (Appello Palermo) 14) Enrico D’Alfonso (Tribunale Firenze) 15) Edoardo D’Ambrosio (Tribunale Lecce) 16) Donato D’Auria (Tribunale di Pisa) 17) Matteo De Micheli (Procura Torre Annunziata) 18) Gianluigi Dettori (Tribunale Cagliari) 19) Desirée Digeronimo (Procura Roma) 20) Gabriele Di Maio (Corte Appello Salerno) 21) Laura Di Marco (Tribunale Roma) 22) Stefania Di Rienzo (Corte Appello Bologna) 23) Davide Ercolani (Procura Rimini) 24) Giovanni Favi (Giudice Torre Annunziata) 25) Clementina Forleo (Tribunale Roma) 26) Andrea Fusco (Procura Palermo) 27) Alfredo Gagliardi (Procura Palermo) 28) Fabrizio Garofalo (Tribunale La Spezia) 29) Carmen Giuffrida (Esperto nazionale distaccato Consiglio UE) 30) Consiglia Invitto (Corte Appello Lecce) 31) Paolo Itri (Procura Napoli) 32) Giuseppe Laghezza (Tribunale Pisa) 33) Annamaria Laneri (Appello Brescia) 34) Fedele Laterza (Procura Firenze) 35) Concetta Maria Ledda (Procura Generale Catania) 36) Alessio Liberati (Tribunale di Roma) 37) Felice Lima (Procura Generale Messina) 38) Cristina Lo Bue (Tribunale Palermo) 39) Livia Magri (Tribunale Verona) 40) Giulia Malaponte (Tribunale Palermo) 41) Massimo Mannucci (Procura Livorno) 42) Marco Mansi (Procura Massa) 43) Ambrogio Marrone (Tribunale Bari) 44) Lorenzo Matassa (Tribunale Palermo) 45) Anita Mele (Corte Appello Salerno) 46) Giorgio Milillo (Procura Udine) 47) Fabrizio Minutoli (Tribunale Palermo) 48) Andrea Mirenda (Sorveglianza Verona) 49) Fabrizio Molinari (Tribunale Palermo) 50) Ida Moretti (Tribunale Benevento) 51) Mario Morra (Tribunale Milano) 52) Pietro Murano (Tribunale di Pisa) 53) Ester Nocera (Procura Firenze) 54) Gabriella Nuzzi (Tribunale Napoli) 55) Andrea Reale (Tribunale Ragusa) 56) Roberto Riggio (Tribunale Palermo) 57) Guido Salvini (Tribunale Milano) 58) Daniele Sansone (Procura Palermo) 59) Nicola Saracino (Corte Appello Roma) 60) Stefano Sernia (Tribunale Lecce) 61) Margherita Sitongia (Tribunale Castrovillari) 62) Elisabetta Stampacchia (Tribunale Palermo) 63) Antonella Tenerani (Procura Livorno) 64) Eugenia Tommasi di Vignano (Tribunale Verona) 65) Anna Maria Torchia (Corte Appello Catanzaro) 66) Massimo Vaccari (Tribunale Verona) 67) Luciano Varotti (Appello Bologna)