Lo spettro del terrorismo | È scontro fra giudici e pm - Live Sicilia

Lo spettro del terrorismo | È scontro fra giudici e pm

Uno scorcio del palazzo di giustizia

Il fermo non convalidato della donna libica, che vive e studia a Palermo, innesca un botta e risposta in punta di diritto fra chi voleva arrestarla e chi, invece, ha deciso di rimetterla in libertà. La Camera penale: "Separare le carriere".

PALERMO – Lo scontro, già chiaro nelle prime ore, diventa chiarissimo. I giudici per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo rispondono per le rime al capo dei pubblici ministeri sul caso della donna libica considerata al centro di un intreccio nazionale che sfocia nell’integralismo religioso e nella paura.

Khadiga Shabbi, nei giorni scorsi, è stata fermata per istigazione a commettere reati con finalità terroristiche e subito scarcerata dal Gip Fernando Sestito che non ha convalidato il fermo. All’indagata è stato imposto il solo obbligo di dimora a Palermo e non la misura cautelare in carcere come chiesto dalla Procura della Repubblica.

Una scelta “del tutto inadeguata alle esigenze cautelari” l’aveva definita il procuratore Francesco Lo Voi. A cui oggi replicano con una nota il presidente e il presidente aggiunto della sezione Gip, Cesare Vincenti e Gioacchino Scaduto.

“Con riguardo alla vicenda di Khadiga Shabbi, la donna libica posta in stato di fermo con l’accusa di apologia di reato con finalità di terrorismo, la Procura della Repubblica ha reso dichiarazioni – “siamo sconvolti, misura inadeguata, contraddittoria e contraria alla più recente giurisprudenza” – che non esitiamo a considerare avventate ed inopportune sotto un duplice profilo.

Anzitutto esse delegittimano oggettivamente il lavoro e la funzione del Giudice per le indagini preliminari, il cui intervento nel procedimento è stato previsto dal legislatore a tutela e garanzia dei diritti fondamentali dei cittadini, italiani o stranieri che siano, e per non lasciare la polizia giudiziaria, che svolge il suo lavoro in modo encomiabile ma che, appunto, è polizia, arbitro degli stessi.

E’ solo e soltanto il Giudice, e non certo la Procura della Repubblica, che ha la legittimazione per valutare se sussistano i presupposti di legge per eseguire un provvedimento di fermo – presupposti che nel caso concreto il Giudice ha ritenuto del tutto assenti -, se sussistano ed in che misura gli indizi del reato e se ed in che misura sussistano esigenze cautelari da tutelare con una qualche misura restrittiva. Le sue decisioni sul punto sono poi sottoposte al vaglio di altri giudici in secondo grado.

In secondo luogo le succinte dichiarazioni della Procura, ampiamente diffuse dalla stampa, cartacea e on line – che ne fornisce personali e non sempre aderenti interpretazioni – rischiano di creare nell’opinione pubblica un allarme ingiustificato, di cui in questa fase storica non si sente affatto il bisogno.

La donna, infatti, non è accusata di atti di terrorismo o di associazione terroristica in collegamento con esponenti di gruppi terroristici o foreign fighters, come potrebbe intendersi, ma soltanto di un reato di opinione: l’avere cioè espresso il suo personale apprezzamento nei confronti dell’ideologia di gruppi ritenuti terroristici, manifestazione del pensiero che può diventare reato solo se resa pubblica.

Il Giudice, inoltre, unico soggetto a ciò legittimato, ha valutato che nei limiti di quanto emerso nel momento in cui la Procura ha deciso di intervenire rendendo pubbliche le indagini, la posizione della donna, il ruolo della stessa nella vicenda, la gravità del reato commesso, non giustificassero l’adozione di misure cautelari di tipo detentivo che, peraltro, lo stesso legislatore con le ultime riforme ha inteso fortemente limitare.

In ragione di tutto ciò ritieniamo necessario, al fine di una migliore comprensione dei fatti da parte della pubblica opinione, ribadire che il Giudice, per il ruolo assegnatogli dalla Costituzione e dalla legge, non può, a garanzia di ogni singola persona, cittadino o straniero che sia, ma anche della collettività, indulgere a semplificazioni, ad emozioni o a precarie suggestioni esterne: siamo tutti sconvolti dalle tragiche vicende terroristiche di questi ultimi tempi che, dopo avere devastato buona parte del Medio Oriente, hanno colpito assai più vicino la nostra Parigi; ma questo non deve farci perdere la capacità di distinguere caso da caso e di valutare con freddezza ed oggettività – alla luce dei principi costituzionali e dei parametri di legge – i fatti che vengono sottoposti alla nostra valutazione”.

Dott. Cesare Vincenti
Dott. Gioacchino Scaduto
Presidente e Presidente aggiunto della sezione Gip del Tribunale di Palermo

 

 


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