Lombardo alla Corte: "Giudicatemi come uomo non come caso politico" - Live Sicilia

Lombardo alla Corte: “Giudicatemi come uomo non come caso politico”

Le dichiarazioni spontanee dell'ex governatore nel corso del processo d'appello bis.
Concorso esterno
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CATANIA – È durata poco meno di un’ora e mezza l’udienza riservata all’ultima parte delle dichiarazioni spontanee di Raffaele Lombardo, che sta affrontando il processo d’appello bis per concorso esterno e voto di scambio. E per cui le pg Agata Santonocito e Sabrina Gambino hanno chiesto una condanna a 7 anni e 4 mesi. 

Ancora una volta l’ex governatore siciliano ha ribadito con forza le azioni politiche intraprese che hanno fortemente contrastato Cosa nostra. Citando intercettazioni e collaboratori di giustizia, Lombardo ha parlato di Safab, del villaggio di Sigonella, di termovalorizzatori, dello stop ai parchi eolici così graditi a Messina Denaro, dell’opposizione alla realizzazione nell’ennese del Parco tematico.  In meno di 90 minuti il politico catanese ha condensato la sua difesa in un processo che ha profondamente segnato la vita di Raffaele Lombardo e dei suoi cari. Un processo iniziato prima sui giornali e poi nelle aule di giustizia. Il 29 marzo 2010 con la diffusione mediatica dell’indagine per concorso esterno “sono stato strappato con violenza fulminea alla mia vita per come vissuta per 40 anni  e sono stato costretto a viverne un’altra. Pur con rispetto che merita l’impegno profuso dalla pubblica accusa, ma anche le altre istituzioni che sono state ingiustamente intaccate e che ho servito senza risparmiarmi con passione, intelligenza e assoluta onestà”. Lombardo ha chiesto che “anche per le persone che ne hanno patito gli effetti venga ristabilita la verità”. Ha infatti chiesto alla Corte d’Appello presieduto dalla giudice Rosa Anna Castagnola “di essere giudicato come uomo e non come un caso politico, mediatico e giudiziario”.

Più volte Lombardo, seduto accanto alla sua legale Maria Licata, ha detto “non me ne sono mai occupato”. Anzi alcuni progetti li ha conosciuti attraverso il progetto. L’imputato ha ribadito la sua estraneità nel caso del “parcheggio Sanzio”. 

Il pestaggio del fratello per Raffaele Lombardo è una bugia di “mezza dozzina di pentiti”. Collaboratori che – secondo l’imputato – “hanno raccontato storie diverse anche da quelle accertate con sentenze”.  Lombardo è preciso nella sua “arringa” ma a tratti – sentendo la sua voce su Radio Radicale – si percepisce il suo turbamento. “Ho servito senza risparmiarmi le istituzioni, con passione, intelligenza e assoluta onestà – ha detto Lombardo – Chiedo, signori della Corte, che la verità venga finalmente ristabilita. Desidero solo essere giudicato come uomo, come imputato e non più come un caso politico, mediatico o giudiziario”. 

Il processo è stato rinviato al prossimo 23 aprile per l’inizio della discussione dei due difensori, l’avvocato Maria Licata e il professore Vincenzo Maiello, oggi assente perché in quarantena. 


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