“Da oggi sappiamo che non c’é alcuna iniziativa processuale a mio carico, che non mi è stato nemmeno recapitato un avviso di garanzia, che non sono stati trovati riscontri a volgari insinuazioni”. Raffaele Lombardo, presidente della Regione Sicilia, in un’intervista al Corriere della Sera commenta così i risvolti del blitz catanese che ha portato agli arresti 50 persone e ha riacceso i riflettori sulla sua posizione. Secondo il governatore “con quelle voci infondate – dice riferendosi alle dichiarazioni dei pentiti – hanno cercato di bloccare un governo impegnato nella pulizia della Sicilia”. Alla luce di questo nuovo coinvolgimento, Lombardo, si tutela e afferma che denuncerà “chiuque osi diffamarmi”.
Il governatore, poi, spiega che “frequentando convegni e incontri pubblici, c’é sempre il rischio di stabilire rapporti civilissimi, seppure superficiali con persone che ritieni immuni” e “a volte stringi le mani a persone che sembrano immuni”. Lombardo fa un esempio, quello dell’architetto Giuseppe Liga, adesso indicato a Palermo come un boss “non di basso rilievo – dice – . Ma per me era il presidente del ‘Movimento cristiano lavoratori, popolato da fior di galantuomini”. Lombardo avverte che “bisogna tenere gli occhi aperti” e sulle dichiarazioni rese dal pentito Avola, dice di volere un confronto diretto con lui, “per sbugiardarlo, per prenderlo per quello che è, un volgare delinquente, un millantatore” e aggiunge dicendo che “ci sarà tempo per svelare la trama politico-mediatica”.