L'omicidio della signorina Amalia| “Delitto di impeto repentino” - Live Sicilia

L’omicidio della signorina Amalia| “Delitto di impeto repentino”

Le motivazioni della sentenza di condanna di Paolo Cartelli.

CALATABIANO
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CATANIA. Doppia impugnazione della sentenza di primo grado che ha condannato Paolo Cartelli a 16 anni per l’omicidio di Maria Ruccella, la donna di 74 anni sgozzata nella propria abitazione a Calatabiano nell’ottobre del 2015. Il sostituto procuratore di Catania Andrea Norzi avrebbe infatti già presentato ricorso, mentre la difesa, rappresentata dal legale Lucia Spicuzza, si preparerebbe a depositare il proprio. Ventuno gli anni chiesti dall’accusa per l’imputato, ma la Corte ha escluso le aggravanti della crudeltà e dei futili motivi ed ha ritenuto prevalenti le attenuanti generiche rispetto all’aggravante della minorata difesa. La condizione psichica di Paolo Cartelli “affetto da deficit intellettivo di grado lieve, non ha inciso – secondo i giudici – sulla sua capacità di intendere e di volere al momento del fatto, tuttavia ritiene la Corte che possa consentire la concessione delle circostanze attenuanti generiche che proprio per la sua condizione, possono essere ritenute prevalenti sull’aggravante contestata”. Pur in presenza di un’insufficienza mentale, Cartelli avrebbe mantenuto “coscienza del disvalore dell’azione”. Lo dimostrebbe la condotta usuale, come definita dal perito, tenuta dall’imputato prima e dopo il delitto. Per questo secondo i giudici Cartelli sarebbe stato pienamente capace di intendere e di volere.

A deporre per la colpevolezza dell’imputato, al di là di ogni ragionevole dubbio, ci sarebbero gli esiti degli esami scientifici compiuti dai Ris di Messina sui reperti trovati nell’abitazione della vittima. In particolare le impronte rilevate sul collo della bottiglia, l’arma usata per colpire a morte Maria Ruccella. Il racconto fornito da Cartelli durante il primo interrogatorio, in cui confessò il delitto, sarebbe assolutamente compatibile con quanto accaduto realmente. Per i giudici solo l’autore del reato avrebbe potuto conoscere nel dettaglio quali colpi e in che sequenza hanno raggiunto la vittima al capo ed al collo. Il successivo tentativo di addossare le responsabilità ad una terza persona presente sul luogo del delitto non troverebbe, invece, alcuna conferma scientifica, non essendo state rinvenute tracce di altri soggetti.

Se si fosse trattato di una rapina, spiega ancora la Corte, il ladro si sarebbe quanto meno impossessato della borsa o del cellulare della vittima, in assenza di altri oggetti preziosi. Ma nulla sarebbe stato sottratto dall’abitazione dell’anziana. Appare invece logico, sempre secondo i giudici, il movente fornito dallo stesso imputato. La 74enne si sarebbe rifiutata di dare i soldi che doveva a Cartelli, 10 euro che l’imputato si sarebbe guadagnato con alcuni lavoretti. Un rifiuto che avrebbe scatenato la reazione violenta dell’uomo. Si sarebbe trattato, scrivono i giudici, di un “delitto di impeto repentino ed impulsivo”.

L’OMICIDIO. Sono i vicini di casa, sentite le urla dall’attigua abitazione, i primi a trovare agonizzante nell’ottobre del 2015 Maria Ruccella, 74enne di Calatabiano, chiamata da tutti signorina Amalia. I colpi inferti, uno alla testa e soprattutto il secondo alla gola, le saranno fatali. L’anziana morirà poco dopo durante il trasporto in eliambulanza. E’ subito caccia all’assassino. La donna, che abitava da sola in una casa a pochi metri dal centro storico, era benvoluta da tutti. Le indagini dei carabinieri della Compagnia di Giarre e del Nucleo Investigativo di Catania non tralasciano nulla. Ma appena 24 ore dopo giunge l’insperato epilogo. La madre di Paolo Cartelli, 37enne di Calatabiano affetto da un ritardo mentale, rinviene in casa abiti macchiati di sangue. E’ lei stessa a chiamare i carabinieri ed a consegnarlo alla giustizia. Cartelli nel corso del primo interrogatorio confessa l’omicidio, salvo poi ritrattare tutto. Racconta quindi di essere stato in quella casa ma di non aver colpito la donna. Per l’accusa è solo un tentativo di togliersi di dosso ogni responsabilità, ma le prove sarebbero schiaccianti.

 

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