CATANIA – La prova scientifica ancora al centro del dibattimento del processo a carico di Nicola Mancuso, accusato dell’omicidio di Valentina Salamone. Oggi è stato il turno del consulente della difesa Emiliano Giardina, genetista forense. Il teste ha risposto alle domande degli avvocati Rosario Pennisi e Salvo Burzillà, difensori dell’imputato. Il professore Giardina ha illustrato le conclusioni della sua perizia: le tracce rilevate sulla scena del crimine, la villetta dove è stata trovata impiccata Valentina, sarebbero miste e non singole. E non si può stabilire con certezza- secondo il genetista forense – che si tratta di sangue.
Il professor Giardina è stato controesaminato dalla Pm e dall’avvocato Dario Pastore, legale della famiglia Salamone che si è costituita parte civile (accanto a lui Luciano Garofano, l’ex colonnello dei Ris di Parma nominato dai familiari di Valentina). Nella prossima udienza, fissata dalla Corte d’Assise per il prossimo 14 giugno, saranno risentiti i consulenti del pubblico ministero che chiariranno alcuni aspetti della loro perizia.
È stata proprio la prova scientifica a dare una svolta alle indagini su Valentina, che in un primo momento erano state archiviate dalla Procura come un caso di suicidio. L’indagine poi fu avocata alla Procura Generale e (anche) grazie alle lotte della famiglia della giovane si è arrivati all’inchiesta per omicidio e al successivo rinvio a giudizio di Nicola Mancuso. L’imputato, che ha avuto anche una relazione sentimentale con la vittima, era presente alla festa organizzata in quella villetta di Adrano dove i carabinieri nel 2010 trovarono il corpo senza vita di Valentina.
