L'oppositore di Renzi? Il Sud |Mezzogiorno di fuoco per il premier - Live Sicilia

L’oppositore di Renzi? Il Sud |Mezzogiorno di fuoco per il premier

Da Emiliano a De Magistris, dalle inchieste al referendum: tutte le spine del premier.

Le polemiche
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PALERMO – Dimenticato, o giù di lì, nella fase uno del suo governo, il Mezzogiorno sta diventando suo malgrado la trincea di uno scontro logorante per Matteo Renzi. Gli ultimi strali li ha lanciati il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, del Pd, che ha attaccato il premier sullo scottante fronte delle trivelle, anche sulla scia dell’inchiesta della procura di Potenza. “Non ha ragione: c’è un errore politico gravissimo nel confondere un’opera privata con un’opera pubblica, nel consentire alle opere private di saltare le Regioni e quindi di non negoziare neanche le compensazioni ambientali”, ha attaccato Emiliano intervenendo a Mattino Cinque. Il governatore, alla guida di una delle Regioni che si sono intestate la battaglia referendaria no-triv, ha parlato di “regalone ai petrolieri” e rivendicato le “compensazioni ambientali” per il suo territorio.

Da Bari a Napoli, dove a sparare ad alzo zero contro il governo nazionale è il sindaco, ricandidato, Luigi De Magistris, sul futuro dell’area di Bagnoli. Altre polemiche per Renzi, che domani sarà nel capoluogo campano, ancora di marca meridionale. Ed è il Sud la parte di Paese in questi giorni più agguerrita nella campagna referendaria per il 17 aprile. Oggi a Palermo, a spiegare le ragioni del Sì, c’era il presidente del consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza. Accanto a lui Giovanni Ardizzone, presidente di quell’Ars che non si unì agli altri consigli regionali nel reclamare il referendum. Ardizzone però ha annunciato il suo sostegno alle ragioni del Sì, in una conferenza stampa densa di critiche al governo Renzi.

Insomma, non sono solo i magistrati potentini a turbare la quiete del premier e del suo governo, ma c’è ormai un problema Sud sempre più palpabile, una protesta che per quanto fin qui forse un po’ fiacca, trova diversi uomini delle istituzioni, e tutti di centrosinistra, a darle voce. Tra questi anche Leoluca Orlando, che si è schierato anche lui per il Sì al referendum e che è sempre più in rotta di collisione con i renziani, come è apparso chiaramente nei giorni scorsi per la vicenda del commissariamento imposto dal governo per sbloccare opere relative ad acqua e rifiuti.

Un rapporto difficile quello tra Renzi e il Mezzogiorno. Ne scrive oggi anche il Corriere della Sera, in un commento di Goffredo Buccini, che accusa i maggiorenti meridionali di immobilismo: “Chi decide la politica energetica di una nazione, il governo centrale o venti mini Stati spesso in conflitto tra loro? Chi stabilisce la compatibilità tra sviluppo e ambiente o il valore strategico di un progetto, un esecutivo che poi ne risponda agli italiani o un puzzle di campanilismi in grado soltanto di dire ‘no, non nel mio cortile, please’?”.

Già l’anno scorso il governo Renzi era stato accusato di trascurare il Sud, tanto che il premier volle organizzare nel mese di agosto una direzione del Pd che affrontasse il tema. Ma nel Mezzogiorno l’impressione di un esecutivo se non ostile, per lo meno distratto continua a serpeggiare, malgrado certe recenti uscite simboliche del presidente del Consiglio, come le visite a Lampedusa o al cantiere della Salerno-Reggio Calabria. Passerelle che non sembrano sufficienti a colmare le distanze tra il premier e il Mezzogiorno. Dove il Pd, anche in occasione dell’abbuffata elettorale delle Europee, ottenne consensi comunque nettamente più bassi in percentuale rispetto alle altre aree del Paese.

D’altro canto, fu lo stesso Matteo Orfini del Pd ad ammettere l’estate scorsa alla Festa dell’Unità a Palermo che sia nel partito sia nel governo, da un punto di vista di classe dirigente, si nota una sostanziale assenza del Mezzogiorno. L’unico ministro nato a sud di Roma è Angelino Alfano, e quando un paio di mesi fa si procedette alla nomina del ministro per gli Affari regionali, la scelta cadde sul piemontese Enrico Costa.

La strada è in salita, insomma. Qualche giorno fa il premier ha elencato una serie di provvedimenti per il Sud, da quelli per Pompei al credito d’imposta, bollando come bufala la disattenzione dell’esecutivo per il Mezzogiorno. Non potendo certo immaginare che da lì a poco una procura del Sud avrebbe fatto scalpore indagando proprio sulle attenzioni del governo per certi affari che nel Mezzogiorno si muovevano.


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