PALERMO – Cavi volanti direttamente collegati alle cabine in strada, contatori manomessi o rallentati col magnete. Negli ultimi mesi a Palermo e provincia si è verificato un vero e proprio exploit dei furti di luce che, a seconda dei casi, oltre a provocare un grave danno economico all’Enel, mettono a rischio l’incolumità pubblica. Dall’inizio dell’anno al mese di luglio i carabinieri del comando provinciale di Palermo hanno fatto scattare le manette per 123 persone accusate di furto e truffa.
Numeri destinati a lievitare considerando che le segnalazioni da ogni parte della città alle forze dell’ordine e all’Enel non si fermano e che nello stesso arco di tempo i tecnici hanno già effettuato oltre quattromila verifiche: in più della metà dei casi l’esito è stato positivo. Un fenomeno preoccupante che negli ultimi sei mesi ha già portato anche a 76 denunce a piede libero, tra cui di versi titolari di attività commerciali.
Ancora una volta, i locali in cui viene più frequentemente manomesso il contatore, risultano essere bar e macellerie, seguono i panifici, i tabacchi, le rosticcerie, i distributori di carburante, le officine meccaniche, le autocarrozzerie, i ristoranti-pizzerie, paninerie, pescherie, sale biliardo e pollerie. Ultimo, in ordine di tempo, il caso accertato in un caseificio e in un ristorante nella zona di Terrasini: i titolari avevano collocato un magnete sul contatore, rallentando notevolmente il conteggio dei consumi. In molti casi il furto di luce è stato inoltre accertato in appartamenti, cantine, magazzini e depositi adibiti a serre di Cannabis: la sostanza stupefacente veniva coltivata con l’ausilio di un sistema di aerazione e di illuminazione creato ad hoc e rigorosamente allacciato all’impianto di energia elettrica pubblico.
E dopo l’appello dell’Enel , che ha chiesto ai cittadini di segnalare ogni eventuale anomalia al numero 803.500, un appello arriva anche dai carabinieri: “Nel corso dei vari controlli eseguiti in città ed in provincia i militari dell’Arma, insieme al personale specializzato, hanno accertato che i vari trasgressori avevano utilizzato cavi volanti non idonei a supportare gli intensi flussi di energia elettrica ed in molti casi le abitazioni non erano dotate di dispositivi salvavita. Pertanto – aggiungono – il rischio di incendi scaturiti per sovraccarico o corto circuito è molto alto, così come la possibilità di rimanere folgorati”.