PALERMO – Senatori, deputati, parlamentari regionali, sindaci, ex presidenti dell’Ars, volti storici dell’Msi e di An, esponenti della destra extraparlamentare ma anche militanti e tanta gente comune. La Chiesa della Santissima Trinità di Palermo, meglio conosciuta come Magione, stamattina era straripante per i funerali di Guido Virzì, scomparso due giorni fa.
L’ex deputato regionale, tra i volti più noti della destra siciliana e giovanile palermitana, per il suo ultimo saluto è riuscito nell’impresa di riunire le varie anime di una corrente politica che negli ultimi vent’anni ha finito col dividersi in rivoli e rivoletti. Una chiesa stracolma di amici di vecchia data, compagni di partito e avversari ma anche ventenni venuti ad omaggiare la figura di un politico di lungo corso. E c’erano proprio tutti: dai deputati Nello Musumeci, Salvo Pogliese, Riccardo Savona e Santi Formica al senatore Mario Ferrara, passando per chi uno scranno lo ha occupato in passato come Guido Lo Porto, Giampiero Cannella, Nino Macaluso, Alessandro Aricò, Dario Falzone, Filiberto Scavone e Nino Lo Presti. Una folla variegata in cui era possibile scorgere anche i volti anche dei sindaci di Mazara del Vallo e Ventimiglia di Sicilia Nicolò Cristaldi e Antonio Rini, del consigliere comunale di Palermo Mimmo Russo e di numerosi consiglieri di quartiere del capoluogo come Edoardo De Filippis, Giovanni Colletti e Francesco Paolo Scarlata, oltre ai vertici dell’Ugl. E ancora l’ex presidente del consiglio provinciale Marcello Tricoli, l’ex assessore Raoul Russo o gli storici volti della destra a Palazzo delle Aquile Mimmo Campisi ed Ettore Maltese.
“Guido era un vero battagliero, grintoso, che difendeva i suoi valori in modo aperto”, ha detto durante l’omelia il parroco, monsignor Gino Lo Galbo, che si è detto vicino alla vedova Patrizia e ai figli Riccardo e Pierfederico. Una vicinanza alla famiglia manifestata anche dalle decine di persone che, al termine della funzione, sono andate a omaggiare il feretro (con sopra le bandiere dell’Italia e di An) prima che venisse portato fuori. Un addio in cui non sono però mancati saluti romani, braccia tese, croci celtiche, fasci littori e persino il canto “Il domani appartiene a noi” e il triplice grido “Presente”.
“Era una bella intelligenza – ha commentato Musumeci – insofferente alle nomenclature di partito, il che si ha resi vicini alla fine degli anni Novanta nella corrente Orgoglio e futuro che si batteva per la regionalizzazione del partito. Nel 2005 io scelsi di andarmene, lui di restare fino allo scioglimento”. “La mia prima tessera della Giovane Italia me la diede lui – ha aggiunto Mimmo Russo – era un grande condottiero”.