PALERMO – Nel futuro del Pd vede il cambiamento. Un cambiamento basato su un concetto che ogni tanto ritorna: l’autonomia da Roma. Ma soprattutto, dopo la tornata elettorale che ha visto la vittoria del centrosinistra e un’affermazione netta del suo “Megafono”, Beppe Lumia rivendica un ruolo di peso per la creatura politica che l’ha portato a sedere al Senato e apre a una confederazione del movimento con il Pd. Partendo da un punto: “Il modello Sicilia è diventato un punto di riferimento nazionale. Lo stesso presidente Crocetta è diventato un leader nazionale al quale molti esponenti della società civile e dello stesso Pd fanno riferimento per rinnovare la politica e il nostro partito”.
Già, partiamo da dove eravamo rimasti qualche giorno fa. Ci eravamo lasciati con la promessa di un’analisi più specifica dei rapporti fra Pd e Megafono da fare subito dopo le elezioni. Bisogna dire che dopo il risultato di domenica è più facile: i commenti del giorno dopo, in maniera abbastanza univoca, inseriscono il Megafono in cima alla lista dei vincitori. A partire dal dato di Catania, dove il suo movimento ha fatto meglio del Pd.
“Per la prima volta in Sicilia non siamo più fanalino di coda del cambiamento che si produceva nel resto d’Italia. Anzi, adesso il modello Sicilia viene guardato con interesse altrove. In Sicilia questo modello si è nutrito di alcuni elementi: le riforme, il cambiamento, il coraggio, l’innovazione nel governo della Regione. Non c’è mai stata un’azione di governo così tanto capace di spazzare via sprechi e collusioni. Mai c’era stato il coraggio di fare una riforma della gestione dei rifiuti riportandola nelle mani dei Comuni. Lo stesso abbiamo fatto sull’acqua pubblica, sullo sblocco degli investimenti, sulla formazione professionale e sulle attività produttive”.
Sì, ma al di là dei proclami, qual è il messaggio che viene dalle urne?
“Il messaggio è proprio quello che le dicevo: la forza del modello, la forza di chi porta avanti le riforme con coraggio, senza pensare a una politica che si allea per gestire assessorati e sottogoverno. In più questo modello si è potuto realizzare grazie ad alleanze larghe, che hanno consentito prima al presidente Crocetta e ora a Enzo Bianco di vincere e che ad altri candidati ha permesso di arrivare in testa al secondo turno: penso a Messina, a Ragusa, a Siracusa e anche a tanti altri medi centri. Insomma: adesso il Megafono è considerato da tutti un valore aggiunto, una risorsa che aiuta il Pd e tutto il centrosinistra a rinnovare la politica e a vincere le elezioni”.
Poco fa faceva riferimento a una politica “che non si allea per gestire assessorati e sottogoverno”. In questi giorni, però, proprio di posti di governo si è parlato. Crocetta, però, oggi ha frenato. Secondo lei il rimpasto non è una priorità?
“Valuteranno il presidente e le forze che lo sostengono. Sono le riforme quel che a me interessa. La credibilità della politica poggia su questo, ed è proprio questo approccio a dare ai partiti una funzione insostituibile”.
Comunque vada, oggi il Megafono si siede al tavolo della coalizione con più forza. Rispetto ai risultati ottenuti dalla lista Crocetta alle Regionali, i dati di domenica sono più consistenti.
“La lista Crocetta ha visto un continuo crescendo: alle Politiche abbiamo ottenuto un risultato migliore rispetto alle Regionali, alle Amministrative di domenica abbiamo fatto ancora meglio…”.
Sì, però la mia domanda era più strettamente legata al dibattito interno all’alleanza. Qual è oggi il peso del Megafono nella coalizione?
“Il ruolo che deve avere il Megafono è quello di spingere il centrosinistra, e il Pd, al cambiamento. Questa è la sua funzione: mettere al centro della scena politica giovani, disoccupati, lavoratori, imprese. Non ha altra funzione se non quella di stimolare una moderna e radicale progettualità. Non è un classico partito come gli altri. È un movimento che deve avere una funzione di stimolo al cambiamento e questa funzione viene premiata dagli elettori e sarà messa a servizio dell’unità della coalizione”.
Si tolga un attimo il cappello da dirigente del Megafono e rimetta quello da dirigente del Pd. Adesso nel suo partito si apre una delicata fase congressuale: cosa si aspetta?
“Dalla fase congressuale mi aspetto unità e cambiamento. Io e Rosario Crocetta siamo dirigenti del Pd che faranno di tutto che queste due nobili dimensioni prevalgano. Anzi: chiediamo al Pd di avere un ruolo nazionale, di partecipare al cambiamento del Pd in tutta Italia”.
“Cambiamento” è un concetto neutro: si può cambiare in meglio o in peggio. Lo declini.
“Il Pd deve avere una struttura radicata e capace di coniugare legalità e sviluppo. Deve essere fatto di giovani capaci di avere un ruolo propositivo. Tutti insieme possiamo trovare le soluzioni più adatte per uscire da quel provincialismo che ha relegato la Sicilia a un ruolo perifico rispetto alle decisioni centrali. Bisogna fare in modo che i dirigenti non siano – anzi: che non siamo, includo anche me – tutti sottocapi regionali di capicorrente nazionale”.
Mi pare il vecchio concetto di “Pd Sicilia”, della struttura autonoma di cui si parlava qualche anno fa.
“Ho sempre creduto nel Pd Sicilia, ed è quello il modello su cui dobbiamo scommettere. Faccio un esempio: quando si discute di riforma fiscale e di riforma delle istituzioni il punto di vista del Pd siciliano deve essere elaborato e fatto valere nella discussione nazionale. Dobbiamo fare valere le nostre posizioni”.
Torniamo al concetto di cambiamento: dopo Giuseppe Lupo cosa c’è? Un Lupo-bis o qualcos’altro?
“Non abbiamo ancora affrontato questo tema. E, devo dirle, mi auguro che non si parta dal nome ma dal progetto Sicilia dentro al progetto Italia ed europeo”.
Non si sbottona, capisco. A proposito del congresso, ieri Mirello Crisafulli è tornato ad attaccarla con un comunicato stampa: dice che è meglio che pensi al suo Megafono e che lasci il dibattito congressuale del Pd a chi del Pd fa parte.
“Crisafulli, dice? La solita polemica. La marginalità fa male. Capisco che non essere candidati nel Pd alle Politiche crea un appassimento. Il Pd di Enna dilaniato dalle divisioni, dalle epurazioni, determina sconfitte. Adesso è il momento di gioire delle vittorie che abbiamo ottenuto e di costruire. Ora Pd e Megafono devono essere uniti e devono, insieme, essere capaci di vincere le sfide dei ballottaggi. Un percorso che non può non essere intrapreso con le altre forze del centrosinistra, le altre forze moderate del centrosinistra”.
Forze moderate? Quindi la porta a sinistra è chiusa?
“Il modello Sicilia non è basato su pregiudizi, anzi: è basato su una forte radicalità del cambiamento. Quindi chiunque voglia il cambiamento è benvenuto: sia i moderati sia le forze a sinistra che non vogliono solo fare una battaglia di testimonianza, che non vogliono solo gridare il cambamento ma anche farlo diventare una cultura di governo. Anzi, le dico di più: lavorerò perché le nostre battaglie sull’acqua pubblica, sui rifiuti zero, sul risanamento dei quartieri popolari possano diventare il terreno comune su cui riallacciare i nostri rapporti”
Torniamo a Crisafulli: lei dice che Pd e Megafono devono essere uniti, ma appena qualche giorno fa ha affermato che finché ci sarà Crisafulli di mezzo un’alleanza non sarà possibile.
“Mi riferivo al territorio di Enna, dove nonostante le numerose epurazioni una grande parte dei dirigenti rimasti chiede innovazione e cambiamento”.
Andiamo ad analizzare i dati nei Comuni-chiave dello scontro: a Leonforte il Megafono ha vinto, a Piazza Armerina sia il Pd che il Megafono, l’un contro l’altro armati, sono rimasti fuori dal ballottaggio.
“La divisione, l’epurazione, l’allontanamento di pezzi del centrosinistra ha creato divisioni che dispiacciono sia al presidente che al sottoscritto. Il crisafullismo ha creato danni gravissimi a quel territorio. Meno male che a Leonforte ha vinto un candidato legato al Megafono che potrà unire. A Piazza Armerina bisogna fare lo stesso lavoro, sapendo che il partito dev’essere pluralista. Mi auguro ad esempio che la Provincia cambi marcia su rifiuti e acqua”.
Un’ultima domanda sulla natura del Megafono: martedì Salvatore Cardinale diceva che Drs vuol essere un soggetto federato al Pd. E voi?
“Il movimento, con in testa il presidente Crocetta, non chiede altro che federarsi con il Pd. Vogliamo camminare insieme ed essere l’uno risorsa per l’altro. E mi pare che queste elezioni l’abbiano dimostrato”.
L'ex presidente dell'Antimafia a gamba tesa sul congresso democrat: "Facciamo subito il Pd Sicilia".

