CATANIA – Il processo entrerà nel clou solo tra due udienze. Nella prossima, infatti, la Corte d’Assise emetterà l’ordinanza sulla richiesta di ammissione delle prove a carico dei quattro imputati accusati dell’omicidio di Enzo Timonieri, vittima di lupara bianca. Il 26enne, pusher del gruppo santapaoliano dei Nizza, è stato freddato con tre colpi alla nuca e poi seppellito a Vaccarizzo, zona di mare a sud di Catania. I mandanti, secondo la Procura, sono Natalino Nizza (figlio di Giovanni ‘banana) e Sam Privitera, mentre i killer sono i collaboratori, rei confessi, Michael e Ninni Sanfilippo.
Tra gli atti del processo intanto è stata ammessa la copia forense svolta con l’incidente probatorio dei cellulari di Privitera, dove ci potrebbero essere importanti riscontri alla ricostruzione dei carabinieri. A dare la svolta alle indagini sono stati i fratelli Sanfilippo – ascoltati dai pm Alessandro Sorrentino, Lina Trovato e Rocco Liguori – che hanno portato i militari dritti dritti nel luogo dove a febbraio 2021 avevano nascosto il cadavere del giovane di San Cristoforo ammazzato.
Dietro l’omicidio ci sarebbe stata la volontà di fermare le ambizioni di Timonieri di creare un suo ‘mercato’ autonomo della droga grazie ai suoi contatti con fornitori napoletani. Ma ultimamente sono arrivate le dichiarazioni dell’ex reggente del gruppo dei Nizza Salvatore Scavone (‘pappagone) che avrebbe aperto ipotesi anche di vendette personali.
I verbali integrali di Scavone sono pubblicati sul Mensile S in edicola. Un altro tassello che si è aggiunto al puzzle accusatorio che ha portato al rinvio a giudizio dei quattro imputati.