Europee, Lupo: "Avanti con le nostre battaglie, deluso da Chinnici"

Lupo: “In Europa le nostre battaglie. Io uomo di partito scelto dalla base”

Il candidato dem: “Migliorare il Jobs Act ma no ai referendum”
VERSO IL VOTO
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PALERMO – “Il centrodestra non ha un progetto di sviluppo per la Sicilia e la Sardegna e, in generale, per il Meridione mentre in Europa bisogna portare avanti battaglie per sostenere e rilanciare l’agricoltura. Il ponte sullo Stretto? Quello di Salvini è un progetto vecchio che rischia di diventare una cattedrale nel deserto”.

La campagna elettorale per le Europee è ormai entrata nel vivo e nella lista del Pd, circoscrizione Isole, si candida Giuseppe Lupo: parlamentare di lungo corso, già segretario regionale dei dem, oggi consigliere comunale di Palermo.

“Il passaggio di Caterina Chinnici a Forza Italia ha destato delusione e incredulità – dice a LiveSicilia -. Orlando? Anche io ho fatto un passo indietro, ma non ho lasciato il partito”.

Come sta andando la campagna elettorale?
“Molto bene, vedo un’attenzione crescente verso questo appuntamento elettorale, specie tra i giovani che vedono nell’Europa il proprio futuro e sperano in un’Europa migliore”.

Faccia una previsione: quanti seggi prenderà il Pd nella circoscrizione insulare?
“Il Pd non ne ha mai presi meno di due, neanche in un momento difficile come nel 2009 dopo le dimissioni di Walter Veltroni. Nella tornata successiva sono stati tre, poi di nuovo due. Mi sembra che il due sia fuori discussione”.

Lei è uno dei maggiori rappresentanti, in Sicilia, dell’area più cattolica del Pd: si sente a disagio nel partito di Elly Schlein?
“Non vivo alcun disagio: nel nostro partito c’è un dibattito aperto anche sui temi sensibili e la segretaria ha mostrato massimo rispetto per le idee di tutti. Siamo un partito aperto e plurale che nasce per mettere a confronto le idee, facendo la sintesi migliore per governare i cambiamenti della società”.

Il Pd, oltre che sui temi sensibili, si sta dividendo anche sul sostegno ai referendum della Cgil sul Jobs Act. Lei firmerà?
“Non firmerò per un motivo tanto semplice, quanto concreto: non mi fido dell’attuale Parlamento che ha una maggioranza di centrodestra. Il referendum è soppressivo e, in caso di vittoria, avremmo un vuoto legislativo e non credo che questo Parlamento sia capace di fare di meglio rispetto al Jobs Act”.

“Anche io penso che quella legge abbia mostrato dei limiti e vada migliorata ma la strada giusta è quella parlamentare. Con 15 anni di attività legislativa alle spalle, mi permetto di dire che il problema non è referendum ma il dopo”.

Che effetto le ha fatto vedere Caterina Chinnici, eurodeputata uscente eletta col Pd, ricandidarsi in Forza Italia?
“L’effetto che ha fatto a tutti, ossia grande delusione e incredulità. Anche per questo è arrivata una forte richiesta di candidature che vengano dal territorio: io sono candidato perché me lo hanno chiesto circoli, amministratori locali, elettori e militanti del Partito Democratico che volevano in campo un uomo del partito, che ha un attaccamento e una storia”.

“Siamo una comunità di  donne e di uomini che condividono speranze e progetti di futuro e che considerano la militanza nel partito un valore”.

Anche Leoluca Orlando ha lasciato il Pd…
“Alle ultime Regionali anche io ho fatto un passo indietro, ma non ho lasciato il partito”.

Quali saranno le tematiche che in Europa potranno riguardare più da vicino la Sicilia?
“Sicuramente l’agricoltura perché è evidente che le cose non vanno bene. Un anziano contadino diceva che, ai suoi tempi, con quel che ricavava da un chilogrammo di grano poteva comprare cinque litri di carburante; oggi bisogna vendere cinque chilogrammi di grano per comprare un litro di carburante”.

“E’ la dimostrazione che la catena dei costi di produzione è ormai insostenibile e che l’Europa deve intervenire regolamentando i mercati, difendendo le ragioni del Sud dell’Europa, del Sud dell’Italia e delle aree più svantaggiate, cioè Sicilia e Sardegna”.

Secondo lei il centrodestra non sta facendo abbastanza?
“La tutela dell’agricoltura è legata a quella dell’ambiente e al contrasto ai cambiamenti climatici, come dimostrano i drammatici effetti della siccità sulla zootecnia: i nostri allevatori non hanno acqua per dissetare gli animali”.

“Una situazione che non è frutto del caso ma è legata a quei cambiamenti climatici che la destra nega; quella stessa destra che nella scorsa legislatura, col governo Musumeci, si è fatta bocciare 31 progetti idrici finanziati con il Pnrr”.

Favorevole o contrario al ponte sullo Stretto?
“Il ponte deve essere uno strumento di sviluppo ma il progetto del ministro Matteo Salvini è vecchio; ogni giorno ne scopriamo un difetto legato alla sicurezza, al vento, all’altezza per cui forse non passano alcune navi. Mi sembra anacronistico”.

“Il tema delle infrastrutture va invece legato al modello di sviluppo: non vedo investimenti del governo per le ferrovie, per l’alta velocità in Sicilia, per il rilancio della nostra Isola come piattaforma del Mediterraneo per intercettare il traffico merci che transita dal canale di Suez. Il governo Meloni non ha un progetto per il Sud, parlare di singole infrastrutture significa parlare di cattedrali nel deserto”.


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