L'urlo delle famiglie disagiate:| "La Regione venga in aiuto" - Live Sicilia

L’urlo delle famiglie disagiate:| “La Regione venga in aiuto”

Chiedono condizioni di vita adeguate davanti la sede della Regione. Il presidio delle famiglie disagiate di Palermo continuerà ad oltranza nei prossimi giorni fino a quando non verranno ricevuti dal presidente della Regione Crocetta. I manifestanti presenteranno un programma con delle proposte per creare lavoro utile.

PALAZZO D'ORLEANS
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PALERMO – Protesteranno fino a quando non riusciranno ad incontrare il presidente Crocetta. Le famiglie disagiate manifestano a Piazza Indipendenza, davanti Palazzo D’Orleans, accusando le istituzioni di non ascoltare le loro istanze. I manifestanti presenteranno un programma con delle proposte per creare del lavoro utile. “Vogliamo lanciare un messaggio diverso – hanno detto – noi abbiamo delle idee per creare lavoro autonomo. Visto che la politica si riempie la bocca di belle parole dicendo di voler favorire le piccole imprese. noi abbiamo dei progetti ma non gli strumenti. Se ce li forniscono, possiamo fare grandi cose”.

“E’ il primo giorno di presidio – ha affermato Pietro Di Grusa, ex dipendente scolastico – A partire dalla sanità, alla scuola, al giornalismo, la crisi è qualcosa di trasversale, che investe tutti i settori. Siamo qui per presentare un programma al Governo regionale in cui proporremo un sostegno per tutte le famiglie disagiate costituito da un sussidio. Nel frattempo presenteremo progetti in cui il lavoro proponiamo dei modi per creare lavoro. I beni sequestrati dalla Mafia, i terreni, le case disabitate, i fondi europei: le possibilità sono tante. Vogliamo creare delle piccole cooperative in cui ognuno si specializzi in qualcosa. Potremmo valorizzare i prodotti tipici siciliani, oppure occuparci dello smaltimento dei rifiuti porta per porta. Chiediamo soltanto un nostro diritto”.

Di Grusa racconta di aver lavorato in diverse fabbriche, industrie e nella scuola pubblica statale e di aver perso il lavoro a causa dei tagli all’istruzione. Si sofferma, poi, sui tentativi falliti nella ricerca del lavoro. “Sono rientrato nei tagli che la scuola ha subito – ha detto – Ho poi cercato lavoro come lavapiatti, ma non sono stato assunto. Ho provato a lavorare come manovale ma mi è stata chiusa la porta in faccia perché volevano un ragazzo giovane. E io a 50 anni cosa posso fare? Non ho lavoro ma non possono neanche andare in pensione perché non ho raggiunto i contributi necessari. Mi ritrovo così a vivere con mia madre di 82 anni. Quando morirà mia madre, io dove me ne andrò?”.

Si definisce “disoccupato cronico” Toni Pellicane, raccontando i tanti lavori fatti per sopravvivere. “Mi sono arrangiato, l’unica cosa che trovo sono lavoretti in nero – ha spiegato – Ora non riesco a fare neanche questo perché gli anni passano e diminuisce la possibilità di entrare dentro un circuito. I politici dicono che bisogna dare lavoro ai giovani. Se non sono stati capaci di mantenere il lavoro dei cinquantenni, come possono promettere occupazione alle nuove generazioni?”. “Nel momento in cui c’è un disagio sociale – affonda Pellicano – è chiaro che la malavita crei le sue radici. Se una persona ha bisogno è chiaro che è disposto ad accettare compromessi”.

Anche Giovanni Pisciotta, conosciuto come “l’Americano”, parla della sua storia. Vissuto per 37 anni in America, Giovanni racconta di essere stato uno dei soccorritori delle Torri Gemelle e di essere rimasto per molto tempo sotto le macerie. “Per problemi di legge sono dovuto tornare in Italia e mi trovo qui da 10 anni. In così tanto tempo mi sono sempre creato da solo il lavoro da fare. Sono stato un ambulante, ho montato reti in piazza. Ho 48 anni e a causa della mia età nessuno è disposto ad assumermi”. “Abito in un magazzino abusivo dello Zen – ha continuato – Mi hanno fatto andare via quattro volte ma sono sempre riuscito a rientrare. Ho due bambini, ma non riesco più a vivere e a dar loro di cosa campare. Non posso più mandarli a scuola vestiti sempre allo stesso modo. Ho dovuto anche chiedere aiuto alla mia vicina di casa che mi ha dato una busta di latte. Per quanto tempo potrò andare avanti così?”.


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