C'era una volta l'onestah... | Lettera a un militante grillino - Live Sicilia

C’era una volta l’onestah… | Lettera a un militante grillino

Il sogno di essere nuovi. L'incubo di sembrare vecchi. E troppo simili agli altri.

Caro militanteaficionadosimpatizzante grillino, c’era una volta l’onestah…

Intendiamoci, l’onestà è una cosa serissima, inscalfibile e non negoziabile. E, per non essere reticenti e venire alla cronaca recente, Patrizio Cinque, sindaco di Bagheria, va considerato onestissimo e innocentissimo, fino a prova contraria.

E poi c’è l’onestah che è un’altra cosa, un frutto avvelenato che proprio tu, tifoso a Cinque Stelle, hai contribuito a coltivare. Può sommariamente definirsi così: l’occhio di un Grande e Inesorabile Fratello puntato su chi riveste un incarico pubblico, non per controllare con severità – come è giusto che sia – e cogliere comportamenti moralmente, non solo penalmente, rilevanti; piuttosto un attrezzo alla Torquemada per incidere nella carne di chiunque sentenze inappellabili di condanna al primo soffio di vento. Una crocifissione preventiva di mascariamenti e offese.

Un tritacarne infernale che non offre presunzioni di innocenza, né concessioni al ragionamento è il marchio dell’onestah: tutti mediaticamente colpevoli, tutti ladroni e tutti criminali politici da ghigliottinare nei tribunali dei social. Ma adesso che nella morsa di indagini e sussurri ci sono i tuoi eroi – onestissimi e innocentissimi, fino a prova contraria – tu, pentastellato doc, ti riscopri, all’improvviso, garantista. Perciò, diventi recalcitrante e indulgente quando si chiacchiera della sindaca Raggi, delle cosiddette firme false di Palermo e della freschissima inchiesta di Bagheria. Proprio tu, prontissimo a fustigare il ‘pidiota’ (parole tue) di turno, al minimo sospetto.

E te la prendi con gli stessi giudici e i medesimi cronisti che idolatravi (‘chi vi paga?’). E chiedi conto delle intercettazioni (‘come sono state ottenute’?). E ti impanchi in dotte disquisizioni procedurali, dopo una veloce infarinatura di codici. Le dimissioni? Valgono sempre e solo per gli altri. Perciò, mostri – in ogni commento che rilasci, in ogni trafittura, in ogni sottolineatura – una doppiezza faziosa e interessata che ti rende dissimile al nuovo tanto agognato, ma identico al vecchio travestito male. Che novità sarebbe, infatti, dannare o assolvere preventivamente qualcuno in forza della sua appartenenza?

Il crisma dell’onestah – quando tocca ai tuoi – prevede l’interessata fissazione del complotto inventato da immancabili, quanto invisibili, poteri oscuri. L’ha ripetuto perfino Giancarlo Cancelleri, come un mantra salvifico: “Stiamo subendo ogni tipo di attacco, ne stiamo leggendo tante e di ogni tipo e sino alla fine della campagna elettorale sarà così”; niente, ovviamente, sillabando sul merito delle intricate questioni bagheresi.

Tuttavia, la tua confusione, simpatizzante a Cinque Stelle, è pienamente e umanamente comprensibile. Per anni hai votato la mercanzia politica più stantia e ammuffita che c’era. Hai chiesto – anche tu, come tanti – sporadico sostegno al potente di turno. Un posticino per i figli. Una raccomandazioncella. Un aiutino per scavalcare la fila alle Poste… A un certo punto ti sei reso conto che quel sistema intessuto di favori era prossimo al crollo e hai riscoperto la moralità, tramutata in ferocia contro i tuoi vizi di ieri. Soprattutto per convenienza.

Sul cammino delle incertezze e della mancanza di segnali di riferimento, ti sono apparse le stelle: più che un Movimento, una setta che prometteva la remissione dei peccati, fiumi di latte e miele e tonnellate di nemici del popolo da ricoprire di saliva e sputo, nel facile giochino di un’autoassolutoria ghigliottina. Tu hai abbandonato in cantina la foto benedicente di Amintore Fanfani, per abbracciare il credo di una abborracciata speranza.

Ora sei intimamente e tragicamente deluso – certo, non puoi dirlo, altrimenti ti scomunicano – perché i moralizzatori si sono politicamente manifestati tali e quali a dei pasticcioni. E lo sai. Perché un Caro Leader che vuole mangiare vomitare il prossimo – sia pure per metafora – muove allo sgomento. Perché indagini e inchieste su capi e capetti della tua squadra – innocentissimi e onestissimi, fino a prova contraria – hanno trasformato il sogno della diversità nell’incubo di essere uguali agli altri, mentre Palazzo d’Orleans si allontana sotto i colpi, le faide e i veleni che hanno già disgregato una comunità friabile.

Era scritto nelle stelle. Tutti i nuovi finiscono, prima o poi, vittime dell’onestah. Ci sarà domani, sicuramente, un’altra effimera illusione per acchiappare consensi a buon mercato col retino del nulla. Nel frattempo si potrebbe tornare in cantina, e rimettere a posto qualche vecchia foto impolverata, dimenticata laggiù.


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