Ma i giovani protestano: | "Noi qui che ci stiamo a fare?" - Live Sicilia

Ma i giovani protestano: | “Noi qui che ci stiamo a fare?”

Nel giorno della verità per il Pd, la rabbia dei giovani delegati all'assemblea. “Vorrei sapere – ha chiesto Mariangela Di Gangi (nella foto) - cosa si sono promessi. Oggi si sono tutelati ancora una volta gli interessi di bottega”.

L'assemblea del Pd
di
3 min di lettura

“Noi qui che ci stiamo a fare?”. Alcuni di loro hanno compiuto chilometri, hanno spostato appuntamenti, hanno rinunciato al sole caldissimo di questo week end, per partecipare a un’assemblea regionale importante. Quella che prevedeva il voto alla mozione di sfiducia a lupo. Ma alla fine, il voto non è servito. E per molti dei giovani delegati dell’assemblea, si è trattato poco più che di un viaggio a vuoto.

E’ Antonello Cracolici a dare la notizia salendo sul palco e prendendo la parola,  dopo una mattina interminabile, in cui era ben chiaro che qualcosa era cambiato. I lavori dell’assemblea, convocata ufficialmente per le 10 del mattino all’Hotel San Paolo, non sono cominciati prima delle 13. Una mattinata d’attese, in cui la sala del San Paolo era quasi sempre vuota, orfana dei dirigenti in platea. Una mattinata, insomma, in cui si faceva sempre più evidente la tensione sui volti dei tanti esponenti del partito, soprattutto in quelli dei più giovani.

Così è accaduro che qualcuno di loro ha anche perso la pazienza. È Francesca Natoli ad interrompere il brusio in sala, brusio di gente che attende che cominci finalmente l’assemblea, mentre si fanno sempre più insistenti le voci di un accordo parallelo fra pochi esponenti del partito. Francesca sale sul palco, prende il microfono e grida: “È una vergogna, mentre noi siamo qui ad attendere di parlare e di partecipare,  in un’altra stanza cinque persone si stanno accordando. Come al solito, decidono in pochi per tutti noi”. Francesca raccoglie l’applauso della platea, ed intorno a lei si raccolgono  i giovani rappresentanti presenti per darle tutto il loro sostegno.

“Io sono – spiega Francesca Natoli – regolarmente iscritta ad intervenire, sarei stata la terza. Ma adesso me ne voglio andare. Io sono tra le più giovani del partito, ci metto passione, io ci credevo davvero. Ma la verità è che tutta questa assemblea è una buffonata. Il presidente Napoli – ha aggiunto – prima di scrivere il mio nome sulla lista degli interventi, mi ha chiesto di comunicargli la mia opinione in merito alla mozione di sfiducia. Se non glielo avessi detto non mi avrebbe consentito di parlare”. Della stessa opinione Mariangela Di Gangi, giovane esponente del Pd, che aggiunge: “Non era davvero necessario convocare un’assemblea, far venire fin qui colleghi da tutta la Sicilia, se poi dovevano decidere poche persone chiuse in una stanza”. Dopo le proteste di Francesca e di Mariangela, Enzo Napoli, presidente facente funzione dell’assemblea, in evidente imbarazzo, ha dato inizio agli interventi.

Tra i più apprezzati, quello di Giuseppe Provenzano: “E’ suonata – ha detto – la campana per tutti, avete abusato della nostra pazienza. Noi siamo una soluzione o stiamo diventando un problema? E cosa siamo diventati? Un partito di oligarchi e padroni. Siamo un partito a pezzi. Il Pd non ha più un’identità. Noi non stiamo più fra la gente, a noi il popolo puzza, Non è soltanto colpa del segretario Lupo, però è necessario essere coerenti, e se necessario fare un passo indietro. La vera responsabilità degli oligarchi e degli azionisti di maggioranza è aver reso inagibile la vita del Pd in Sicilia”.

E dopo l’accordo trovato sul documento presentato da Lupo, ecco ancora i giovani delegati dell’assemblea esprimere il loro dissenso: “E’ una vergogna, – dice Luciana Carfì, esponente della direzione regionale del partito – questo partito continua a non dialogare con la gente. Siamo solo esponenti di una lacerazione continua che si colma solo con gli accordi di potere. Niente partecipazione, l’assemblea non è stata neanche interpellata”.
E sulla stessa scia è Valentina Falletta,  componente dell’esecutivo provinciale del Pd con delega all’università: “Eravamo seriamente intenzionati a presentare un documento ufficiale che esprimesse, visto quello che è successo, la nostra volontà di chiedere un commissario da Roma. Meglio lui che essere controllati ancora da questa dirigenza che ha mandato il partito allo sfascio”.

“Io vorrei sapere – ha chiesto Mariangela Di Gangi – davvero cosa si sono detti in quella stanza. Vorrei capire cosa si sono promessi. Cosa si sono spartiti. Ne voglio un pezzo pure io – aggiunge ironica  – Oggi si sono tutelati ancora una volta gli interessi di bottega”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI