PALERMO – La ricostruzione dell’accusa regge quasi del tutto. Ci sono solo due assoluzioni in più rispetto al processo di primo grado. Le pene sono ancora una volta pesanti, com’era già avvenuto nell’altro troncone del processo nato dal blitz “Apocalisse” che colpì boss, gregari ed estorsori delle cosche palermitane di Tommaso Natale, Resuttana, Partanna Mondello, San Lorenzo e Acquasanta. Molte pene sono già diventate definitive (leggi l’esito del precedente processo).
Sotto processo c’era pure Giuseppe Faraone, ex assessore alla Provincia e consigliere comunale. È stata confermata la sua condanna a quattro anni e mezzo. Faraone, eletto nel 2012 nella lista Amo Palermo, poi è transitato nel gruppo Megafono-Drs. Faraone tentò nello stesso anche la corsa all’Ars nella lista del futuro presidente della Regione, Rosario Crocetta. Fu il primo dei non eletti.
L’inchiesta a suo carico si fondava sulle intercettazioni telefoniche e sulla denuncia di Antonino Arnone, un imprenditore nel settore della segnaletica elettorale, che il politico avrebbe messo in contatto con il boss che pretendeva la messa a posto dell’azienda. “Messa a posto? – rispose accorato Faraone durante l’esame – queste parole mi fanno schifo, non so neanche cosa significhino. Io ho sempre e solo chiesto sostegno elettorale”.
Il processo “Apocalisse” nasceva dall’indagine coordinata dai pm Annamaria Picozzi, Amelia Luise, Roberto Tartaglia e Dario Scaletta, che portò a due blitz nel 2014.
Ecco l’esito del processo di appello: Domenico Barone (13 anni e 6 mesi), Giuseppe Calvaruso (17 anni e 10 mesi), Girolamo D’Alessandro (due anni e 8 mesi), Salvatore D’Urso (16 anni), Ignazio Di Maria (14 anni e sei mesi), Giuseppe Faraone (quattro anni e 6 mesi), Gaetano Ficano (un anno e tre mesi per corruzione elettorale), Sebastiano Filingeri (16 anni), Giuseppe Giorlando (5 anni e sei mesi), Francesco La Barbera (7 anni), Agostino Matassa (14 anni e sei mesi), Giuseppe Messia (7 anni), Vincenzo Russo (un anno tre mesi per corruzione elettorale) e Girolamo Taormina (13 anni).
Gli assolti sono Camillo Graziano, classe ’67, che era stato condannato a 15 anni (difeso dagli avvocati Loredana Lo Cascio e Raffaele Bonsignore), è stato subito scarcerato) e Massimiliano Ammirata (difeso dall’avvocato Giulio Bonanno, aveva avuto un anno e tre mesi per corruzione elettorale). Confermate anche le assoluzione di Salvatore Buccafusca e Sem D’Angelo,
Confermati i risarcimenti alle parti civili, associazioni di categoria e antiracket, singoli commercianti che denunciarono il racket.
Tra le parti civili, Addiopizzo, Centro Pio La Torre, Confartigianato, Confesercenti, Confindustria, Fai, Solidaria, Sos Impresa, Libero Futuro, difesi, tra gli altri, dagli avvocati Ettore Barcellona, Francesco Cutraro, Ugo Forello, Salvatore Caradonna, Fabio Lanfranca e Maria Luisa Martorana.