"Ho fatto la bella vita" | La 'cassaforte' di Totò Riina - Live Sicilia

“Ho fatto la bella vita” | La ‘cassaforte’ di Totò Riina

Totò Riina

Il capo dei capi svelò il suo reticolo di interessi economici. Compresa "una farmacia".

PALERMO – I segreti di Totò Riina non finiscono mai. Come le sue ricchezze. Le ricchezze che gli hanno consentito di fare “la bella vita”. La sua è stata una lunga latitanza dorata e nonostante sia finita con l’arresto del 1993 il reticolo dei suoi interessi economici non è stato svelato del tutto. Lo dimostra il sequestro di oggi eseguito dai carabinieri del Ros e dei comandi provinciali di Palermo e Trapani.

“Perché se recupero pure un terzo di quello che ho sono sempre ricco”, diceva Riina. C’è un tesoro da scovare, dunque. Sterminato e affidato a chissà quali prestanome. Un tesoro che va molto oltre i beni per miliardi di euro/lire che gli sono stati finora sequestrati come emergeva dalle conversazioni del padrino corleonese con Alberto Lorusso, durante l’ora d’aria, registrate negli anni scorsi dalla Direzione investigativa antimafia. 

Pagine e pagine di trascrizioni dove facevano capolino anche gli affari del padrino. Il 9 settembre 2013 Riina confidava al suo compagno di socialità: “… ho fatto ventiquattro anni… di bella vita (il riferimento è alla lunghissima latitanza), di bella vita e di tutto… di tutto quello che c’era…”. Se l’è goduta assieme a coloro che gli stavano accanto, “tutti quelli che hanno le proprietà mie, tutti quelli che hanno i beni miei se li sono tenuti e se li tengono. Se li tengono e se li godono. Nessuno ha saputo. Nessuno lo sa. Nessuno sa tutte queste proprietà di.. Riina…”. Ecco, dunque, il mistero del tesoro: “Io ho fatto solo bene… so fare solo bene. Sono cosi e basta e non c’è niente da fare. Se recupero, recupero e se non recupero, pazienza. Se li gode la gente e i picciotti”.

Chi sono i picciotti? L’unico riferimento circostanziato Riina lo aveva fatto tirando in ballo un parente: “… io ho delle proprietà, queste proprietà metà sono divise ogni mese, ogni mese ci vanno… perché? perché sanno che è mio nipote… sanno che è mio nipote… queste proprietà sono mie e di mio nipote, metà mia e metà di mio nipote”. Il “nipote” è Giovanni Grizzaffi, boss che ha finito di scontare nei giorni scorsi venticinque anni di carcere. Ed è parlando di alcuni terreni a Castelvetrano che nelle conversazioni si faceva riferimento ad un altro corleonese di ferro: “… una persona responsabile ce l’ho e sarebbe Messina Denaro. Però che cosa fa per ora questo Messina Denaro che lo non so più niente?”.

Era stato affidato al latitante di Castelvetrano il compito di custodire le ricchezze di Riina? Il boss parlava di una “cassaforte che ho comprato e c’è rimasta… “ e di una valanga di investimenti: “Quelli di Palermo, di Palermo ce n’è assai… io investivo da far tremare i muri. La città tremava… picciotti io prendevo, prendevo ed investivo magazzini a questo, magazzini a quello”. Nel corso delle conversazioni Lorusso chiedeva a Riina se potesse contare su “qualche persona, qualche maschio capace, qualche uomo capace” di gestire le ricchezze. E Riina era stato chiaro: “Ci sono, ci sono… non parlavo neanche con mio nipote di queste cose, mi crede”.

Lorusso si era anche candidato, qualora fosse tornato in libertà, a gestire il patrimonio occulto: “Perciò voglio dire se quando esco ed è necessario … “. Riina lo aveva stoppato. Perché lui faceva affidamento su “questo mio nipote” che “tra quattro anni circa dovrebbe uscire… ora… mio nipote era un consigliere nostro… per dire… un bel personaggio non è che… c’era la cassa di Binnu … l’aveva lui… perché c’era Binnu… viene lo zio Binnu…. dagli dieci milioni… mia moglie si è spaventata quando ha visto là… quella valigia sotto il letto. Mi diceva, mi disse: ma tu, ma tu… tu sei ricco. Ma chi te l’ha detto che sono ricco? (ride)… dice… chi me l’ha detto? Dice… io ho tirato la valigia… la valigia era piena”. 

Le trascrizioni erano zeppe di personaggi e storie misteriose: “uno che aveva i soldi… nelle banche, ci andava ogni settimana”; “ho una farmacia che era intestata a uno, a sua volta questo l’ha intestata a sua madre, questo… io sto rimanendo un poco male… perché ci tengono, ci tengono nella cassaforte e gli ho messo i soldi. Ci ho infilato qualche duecentocinquanta milioni”.


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