Porta Nuova, storia di un debito | E il boss scese in campo - Live Sicilia

Porta Nuova, storia di un debito | E il boss scese in campo

Le microspie svelano un retroscena nel sottobosco dei clan mafiosi. Settimo Mineo, anziano uomo d'onore oggi in libertà, cercò di aiutare il nipote che aveva perso 90 mila euro in una sala scomesse del centro città. L'incontro nel retrobottega di un negozio.

PALERMO – L’anziano boss scese in campo per evitare che il nipote mettesse mano pesantemente al portafogli. Si era indebitato fino al collo giocando alle macchinette mangiasoldi di una sala scommesse del centro città.

Settimo Mineo, settantacinquenne mafioso di Pagliarelli, da due anni in libertà per fine pena, gli chiese di andare incontro alle esigenze del nipote, Francesco Argento. Lo fece in un incontro riservato nel retrobottega di un negozio di detersivi nella zona di corso Tukory.

Le indagini svelano il retroscena captato dalle microspie piazzate nel settembre scorso in carcere dalla Squadra mobile di Palermo. Nella sala colloqui una donna spiegava a Nunzio Milano, boss di Porta Nuova, che “questo se n’è andato qua… per Settimo… c’era andato… per un discorso… questo è stato pesante…Mimmo gli aveva detto… che ci viene a fare qua… lui non l’ha voluto ascoltare… e l’ha mandato a chiamare… e questo poi se n’è andato da questi”. “Perciò quello se n’è andato a cantare?”, chiedeva il padre. E la parente: “Sì, zitto”. Ancora Nunzio Milano: “Ma tutta sta storia è per suo nipote”. E la donna spiegava: “… perché ha giocato e si è indebitato… e gli vuole prendere la casa”. Era bene informata.

È toccato agli agenti della sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile individuare i protagonisti del la storia captata dalle cimici. Francesco Argento aveva accumulato un debito di 92 mila euro, di cui 40 mila per il vizio del gioco e 52 mila per alcuni prestiti. Nell’agosto dell’anno scorso il titolare della sala giochi sarebbe stato accompagnato dal cognato, proprietario di un noto negozio di abbigliamenti del centro, all’appuntamento con Mineo, già condannato per mafia nel processo Gotha e sorvegliato speciale dopo avere finito di scontare la pena.

O meglio, il cognato gli aveva detto che doveva incontrare un suo ex dipendente ed invece si ritrovarono assieme nel retrobottega del negozio di detersivi. A quel punto Mineo avrebbe proposto al titolare della sala giochi di chiudere la partita restituendo i titoli che il nipote gli aveva dato in garanzia e rinunciando ad una parte dei soldi. Come sia andata a finire resta un interrogativo aperto.


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