CATANIA – Secondo la squadra mobile e la Dda di Catania, sarebbe l’ultimo dei capi conosciuti di uno dei più potenti gruppi criminali della Sicilia, il clan Santapaola Ercolano. Tanto ben voluto dai capi storici di Cosa Nostra da esser stato designato uomo d’onore “riservato”. Un appellativo, più tecnico che reale, che avrebbe dovuto in qualche modo tutelarlo, rendendolo meno noto agli altri “picciotti”.
Francesco Russo sarà processato con rito abbreviato, il prossimo 13 maggio dinanzi al gup Maria Ivana Cardillo. Cinquantenne, di poco più grande e amico del suo presunto predecessore, Ciccio Napoli, Russo ha chiesto il giudizio alternativo. Complessivamente il rito abbreviato riguarda 32 dei trentaquattro per cui la Procura distrettuale aveva chiesto 34 rinvii a giudizio.
Gli imputati
Solo due imputati minori hanno rinunciato all’abbreviato, ovvero Paolo Venuti e Giacomo Floriddia. Gli altri per cui si procederà con l’abbreviato invece sono Giuseppe Amato, Angelo Arena, Salvatore Assinnata, Letterio Barresi, Santo Bella, Vincenzo Bontà, Francesco Cacia, Angelo Antonino Castorina, Concetto Salvatore Di Raimondo.
Poi Mario Ercolano, Salvatore Ercolano classe ’50, Salvatore Ercolano classe ’78, Sebastiano Ercolano, Carmelo Fazio, Salvatore Fazio, Salvatore Antonio Pietro Iudicello, Alfio Minnella, Salvatore Mirabella, Francesco Napoli, Salvatore Ettore Pandetta, Christian Paternò.
E ancora Valerio Emanuele Pelleriti, Stefano Platania, Benito Alberto Privitera, Alessandro Rugeri, Diego Filippo Russo, Francesco Russo, Salvatore Scalia, Rosario Albino Spina, Carmelo Daniele Strano, Francesco Tudisco e Benedetto Zucchero.
La posizione di Russo
Russo è difeso dall’avvocato Vito Di Stefano. Per l’accusa, il suo ruolo di capo durerebbe dal 10 novembre 2022 “all’attualità” (ovvero al giorno in cui scattò l’operazione Ombra). Attualmente Russo è al 41 bis. Secondo la Dda, nonostante la teorica riservatezza del suo status, sarebbe anche uscito allo scoperto. Il 31 ottobre dell’anno scorso, dopo un banale litigio sul lavoro, sarebbe brutalmente passato dalle parole ai fatti.
Avrebbe aggredito, secondo l’accusa, assieme ad altre due persone un uomo sul lavoro. Uno avrebbe usato una mazza da baseball e l’altro gli avrebbe sparato gambizzandolo, a bruciapelo. Il movente? La vittima dell’aggressione gli aveva mancato di rispetto. Russo si sarebbe fatto rispettare a modo suo.
Le intercettazioni
A illustrare il senso della “riservatezza”, in merito al potere mafioso di Russo, è un altro mafioso arrestato, che, intercettato, avrebbe detto: “È lui che ha la patata”. E poi avrebbe spiegato: “Se la vede da fuori… neanche lo nominano… io lo so perché lo… ma in pochi lo sappiamo… u paloccu riferisce a lui, hai capito?”.
“U paloccu” è il soprannome di Salvatore Mirabella, colui che per gli investigatori sarebbe stato l’unico interlocutore autorizzato, almeno in teoria, a ricevere gli ordini da Russo. L’unico interlocutore diretto.