CATANIA – Il ministero della Giustizia ha imposto il 41 bis, il cosiddetto “carcere duro”, a Francesco Russo, ritenuto l’ultimo dei capi conosciuti del clan Santapaola Ercolano. Russo è stato arrestato l’anno scorso nell’operazione Ombra. È accusato di associazione mafiosa aggravata, per l’appunto, dal ruolo di boss.
La Dda di Catania lo ritiene il successore del cosiddetto mafioso “dal sangue blu” Ciccio Napoli, presunto boss già condannato in primo grado e tuttora in attesa di appello, già amico di Russo. Per quest’ultimo, così come per altre 33 persone coinvolte nell’inchiesta Ombra, il 7 marzo si aprirà l’udienza preliminare, dinanzi al gup Maria Ivana Cardillo. Anche Napoli, da tempo, è al 41 bis.
Le accuse a suo carico
Adesso per Francesco Russo è dunque cambiato il regime carcerario ed è una notizia che in qualche modo era nell’aria, considerato che gli viene imputato (anche se ancora non vi è un rinvio a giudizio, ma solo una richiesta della Procura distrettuale) di essere un capomafia. Fu arrestato il 24 luglio 2024, giorn in cui quando scattò l’operazione. È difeso dall’avvocato Vito di Stefano.
Per l’accusa, Russo sarebbe stato il capo della cosca dal 10 novembre 2022 “all’attualità”, cioè fino al luglio scorso. Secondo i giudici, lui sarebbe stato un uomo d’onore “riservato”, quel titolo che è stato inventato dai boss catanesi per cercare, con scarsi risultati, di sfuggire alle inchieste.
L’uomo gambizzato
Ma è accusato anche di essere uscito allo scoperto. Il 31 ottobre 2023, dopo un banale litigio sul lavoro, sarebbe brutalmente passato dalle parole ai fatti. Avrebbe aggredito, stando sempre alla tesi dell’accusa, assieme ad altre due persone un uomo sul lavoro.
Uno degli aggressori avrebbe usato una mazza da baseball, l’altro gli avrebbe sparato gambizzandolo, a bruciapelo. Il movente? La vittima dell’aggressione gli aveva mancato di rispetto. Russo si sarebbe fatto rispettare a modo suo.
A illustrare il senso della già citata, ipotetica, “riservatezza” del suo potere mafioso, è un altro arrestato, che, intercettato, avrebbe detto: “È lui che ha la patata”. E poi avrebbe spiegato: “Se la vede da fuori… neanche lo nominano… io lo so perché lo… ma in pochi lo sappiamo… u paloccu riferisce a lui, hai capito?”.
Le indagini
U paloccu è il soprannome di Salvatore Mirabella, colui che per gli investigatori sarebbe stato l’unico interlocutore autorizzato, almeno in teoria, a ricevere gli ordini da Russo. L’unico interlocutore diretto. L’inchiesta è stata condotta dalla Squadra mobile di Catania, sotto il coordinamento dei sostituti della Dda.
Adesso le ricostruzioni dell’accusa, che si basano su intercettazioni e appostamenti, ma anche ricostruzioni dei pentiti, passeranno dal vaglio del Gup. Sinora hanno retto, ma in fase cautelare, dunque in relazione ai cosiddetti “gravi indizi di reità”, quelli che sono necessari per l’emissione di misure cautelari. In aula bisognerà vedere se quegli indizi verranno ritenuti delle prove.