La latitanza finisce in ospedale| Arrestato Carmelo Bartolone - Live Sicilia

La latitanza finisce in ospedale| Arrestato Carmelo Bartolone

E' ricomparso dal nulla ieri sera. Un malore lo ha costretto a farsi visitare all'ospedale Civico di Palermo. E' finita così la latitanza di Carmelo Bartolone, pezzo grosso della mafia di Bagheria. Da alcuni mesi non si avevano più notizie di lui. Era sfuggito a maggio all'operazione "Argo".

PALERMO – È ricomparso dal nulla ieri sera. Un malore lo ha costretto a farsi visitare all’ospedale Cuvico di Palermo. E’ finita così la latitanza, meglio dire la fuga di Carmelo Bartolone, pezzo grosso della mafia di Bagheria. Da alcuni mesi non si avevano più sue notizie. Aveva finito di scontare una condanna a sette anni e mezzo maturata nel processo denominato Grande Mandamento. Una volta libero aveva deciso lasciare la Sicilia violando l’obbligo di non allontanarsi dalla sua Bagheria. E così quando a maggio scorso i carabinieri andarono a notificargli un nuovo ordine di cattura in casa non c’era più. Venti persone finirono in cella. Lui noi.

Le ultime notizie lo volevano alla ricerca di un lavoro nel Nord Italia. Ma forse era solo una voce messa in circolazione ad arte per nascondere la verità. E cioè che Bartolone, 56 anni, era tornato in circolazione. si sarebbe ripreso il posto che meritava uno con il suo passato. Al Nord c’era andato davvero ma chissà per quali affari.

Il suo nome saltò fuori nell’inchiesta sull’esercito che aveva protetto la lunghissima fuga di Provenzano.  Nel libro mastro trovato a Onofrio Morreale, genero del capomafia Nicolò Eucaliptus e considerato il contabile della cosca di Bagheria c’era scritto che a  Provenzano bisognava dare 24 mila euro al mese. Bartolone doveva accontentarsi di uno stipendio da 1500 euro. La cassa passò poi dalle mani di Morreale a quelle di Giuseppe Di Fiore. Decisione che Bartolone non aveva gradito. Al suo stipendio bisognava aggiungere i soldi che intascava per il fatto di essere diventato prestanome di Eucaliptus in alcune imprese di marmo.

Nel maggio scorso il suo cognome apriva la lista dei ventinove indagati dell’operazione Argo con la quale i carabinieri del Nucleo investigativo azzerarono i nuovi clan a Bagheria e dintorni. Bartolone, secondo l’accusa, avrebbe preso ordini solo dal capomafia Gino Di Salvo. I rapporti negli ultimi periodi erano tesi. Bartolone era entrato in contrasto con Di Salvo e con il braccio destro di ques’ultimo, Sergio Flamia, per questioni di soldi.

Il nome di Bartolone è legato ad uno dei capitolo più spinosi dell’inchiesta. A lui si sarebbe rivolto per comprare voti Giuseppe Scrivano, ex sindaco di Alimena che nell’ottobre 2012 si era candidato alle regionali nella lista Musumeci presidente. Scrivano, impiegato regionale, con un passato da vicesindaco e assessore in quota Forza Italia al Comune di Villabate, ottenne oltre quattromila preferenze. Fu il primo dei non eletti. Nell’ottobre ottobre 2012 le telecamere immortalarono un incontro a cui parteciparono, tra gli altri, Bartolone e Scrivano. L’ex sindaco, da noi contatto quando venen fiori la notizia replico così: “Ho grande rispetto per chi sta indagando, ma è un grande equivoco. Non ho mai pensato di pagare i voti”. E le foto con Bartolone? “Non non potevo certo conoscere l’identità e il passato di tutte le centinaia di persone che ho incontrato durante la campagna elettorale. Se avessi saputo che si trattava di persone di una cultura che non mi appartiene non li avrei incontrate”.

Ieri sera Bartolone si è sentito male. Problemi di lombosciatalgia e diabete alto. Ai poliziotti che stazionano al Civico non ha potuto nascondere la sua vera identità. O forse era proprio questo che cercava: finire in manette per evitare il peggio.


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