Di Giacomo contro Milano | Le "tragedie" di Porta Nuova - Live Sicilia

Di Giacomo contro Milano | Le “tragedie” di Porta Nuova

C'è un documento che potrebbe svelare il piano di Giovanni Di Giacomo per "sbarazzarsi" di un avversario. Di quel Nunzio Milano, storico boss di Porta Nuova, che una volta tornato in libertà avrebbe potuto minare la leadership di Giuseppe Di Giacomo, fratello dell'ergastolano, crivellato di colpi alla Zisa.

PALERMO - MAFIA
di
3 min di lettura

PALERMO – Storie di mafia e tragediaturi. Di fatti inventati, spacciati per veri con l’obiettivo di screditare qualcuno. C’è un documento che potrebbe svelare il piano di Giovanni Di Giacomo per “sbarazzarsi” di un avversario. Di quel Nunzio Milano, storico boss di Porta Nuova, che una volta tornato in libertà avrebbe potuto minare la leadership di Giuseppe Di Giacomo, fratello Giovanni, crivellato di colpi alla Zisa. Venerdì scorso il Tribunale del Riesame ha respinto l’istanza di scarcerazione presentata da Milano. Paradossalmente restando in cella sarà al riparo dalle tragedie che forse qualcuno ha ordito alle spalle.

L’11 gennaio 2013 Giuseppe Di Giacomo incontra a colloquio il fratello nel carcere di Parma. In quel periodo Alessandro D’Ambrogio è il capo mandamento di Porta Nuova. Lui, Giuseppe, è al vertice della famiglia mafiosa omonima, una delle tre famiglie, oltre a Palermo centro e Borgo Vecchio, che compongono uno dei più potenti mandamenti della città. Giovanni racconta al fratello Giuseppe di avere avuto un breve colloquio in carcere con Milano: “U Vaviettu (soprannome di Milano) qua… mi ha visto… era tutto impacciato… sai quando uno ha il carbone bagnato… io lo guardavo fisso…”.

Giovanni aveva fatto finta di non sapere quale fosse il ruolo di Giuseppe nella nuova Cosa nostra: “…gli ho detto… ma di che cosa stai parlando… stai parlando con me… gli ho detto… vuoi maglioni… tu con cristiani picca cose… ma tu sei uscito… gli ho detto… io non sono uscito mai… se fossi uscito io… ti avrei fatto vedere la differenza… poi a me i tuoi discorsi non mi interessano…  perché so quanto sei cornuto… che mi sei andato sempre contro… lui ha parlato… dice… gli ho detto io… il dispiacere mio sai qual è…. che appena… ti potrei annagghiare io qua… ti scippassi a testa… i corna ti facissi tanti…”.

Poi, la frase più importante: “Ora… lui… fra un mese dice forse dovrebbe uscire… prende e mi fa a me… digli a tuo fratello che si deve tirare indietro… e gli ho detto… ma perché mi stai dicendo questo discorso a me… prende e mi presenta a quello… gli ho detto… perché chi me lo deve dire?”. Probabilmente Milano, in occsione dell’incontro con Di Giacomo, gli ha presentato il suo compagno di cella, Govanni Di Salvo. Infine l’eragstolano dà un consiglio al fratello: “… parli tu con Carlo (Alessandro D’Ambrogio ndr) appena lui esce… adottateci un comportamento e vedete cose vuole fare… perché lui farà di tutto… andrà naschiando… e subito se ne andrà da Carlo e andrà a sparlare di te… per cercare di fotterti a te… lui nella sua scemenza di fotterci a noi altri… gli dici… appena lui fa questo… sa quello che deve fare…” .

Dunque, l’ergastolano mette in guardia il fratello. E gli consiglia pure di trovare in D’Ambrogio un alleato per frenare Milano. Perché D’Ambrogio “sa quello che deve fare”. Tutto, però, si baserebbe su quel faccia a faccia carcerario. Un faccia faccia che potrebbe non essersi mai verificato. Un’invenzione, una tragedia di Giovanni Di Giacomo. Il 26 febbraio 2013 in risposta ad una richiesta degli investigatori il direttore del carcere di Parma scrive che “il detenuto Milano Nunzio e il detenuto Di Salvo Giovanni coabitano nella medesima cella, senza nessun’altra persona: il detenuto Di Giacono Giovanni p allocato in cella singola”. Ed ancora: “Milano e Di Salvo sono allocati nella sezione AS3 e non possono incontrare il detenuto Di Giacomo di categoria AS1”. Si tratta, dunque, di due edifici diversi. Due sezioni con due circuiti penitenziari diversi.

Delle due l’una: o Milano si è fatto beffa delle disposizioni carcerarie, e sarebbe clamoroso, oppure si è inventato tutto. Per mettere in guardia il fratello. Per convincerlo che se c’era qualcuno che potesse minacciare il suo potere, quel qualcuno era Nunzio Milano.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI