Brillanti per 150 mila euro | Così rubarono il tesoro del boss - Live Sicilia

Brillanti per 150 mila euro | Così rubarono il tesoro del boss

Tommaso Lo Presti

Tommaso Lo Presti, capomafia di Porta Nuova, e la moglie Teresa Marino andarono su tutte le furie.

IL RETROSCENA
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PALERMO – Il tesoro del boss era sparito. “Un danno me lo immagino che sarà di più di centocinquantamila euro…”, diceva Tommaso Lo Presti, capomafia di Porta Nuova. Aveva affidato oro e gioielli – “smeraldi e brillanti” – a una vicina di casa per evitare che finissero sotto sequestro. Solo che la donna aveva deciso di vendere la merce ad un “Compro oro”. Così spiegava la vicenda Teresa Marino, moglie del boss: “La signora se li è venduti… qua ora dobbiamo recuperare a questa… a questa signora che se li è venduti… ci deve dire i soldi dove sono”.

Non si era rivolta a “Compro oro” qualsiasi, ma a quello della madre di Raffaele Favaloro, uno dei 28 arrestati dell’ultimo blitz dei finanzieri del Nucleo di polizia valutaria. La vicenda dei gioielli di Lo Presti divenne un caso e coinvolse anche Giuseppe Corona, pure lui arrestato tre giorni fa e considerato vicino al capomafia di Porta Nuova. Il piano di rientro, imposto da Teresa Marino, prevedeva che la vicina di casa ottenesse un prestito in banca, simulando l’acquisto di una casa: “… dice ‘non c’è l’ha… trent’anni… trent’anni di mutuo…”.

In effetti la donna, nel 2013, ha stipulato un mutuo per 77 mila euro. Il mutuo, però, non avrebbe chiuso la partita. Il pentito Vito Galatolo, in un verbale del 2017, ha raccontato ulteriori retroscena. L’oro fu venduto a “Mandarano Giuseppa (madre di Favaloro, finita agli arresti domiciliari, ndr). La moglie di Lo Presti, scoperto l’accaduto, si recò presso il ‘Compro oro’, pretendendo con minacce il pagamento di trentamila euro. La signora Pina, però, era disposta a pagare il guadagno ricavato da questa vendita, circa diecimila euro. È intervenuto nella vicenda anche Alessandro D’Ambrogio che è andato a cercare Raffaele e si accordarono per una cifra inferiore, forse quindicimila euro da pagare a poco a poco. Quando Lo Presti fu scarcerato, nel 2012, invece pretese la somma di cinquantamila euro e si recò dal Favaloro e dalla madre Pina per minacciarli. Mi risulta che tramite l’intervento di Giuseppe Corona, amico di Lo Presti perché entrambi nativi della Vucciria, si è poi addivenuti ad un accordo che prevedeva il pagamento di soli trentamila euro, nell’occasione di un incontro tra lo stesso Raffaele e Lo Presti”.

Si incontrarono in una trattoria al Borgo. “… noi altri prima gli diamo questi piccioli compà eehm meglio è…”, diceva Corona a Favaloro. Quest’ultimo, però, non aveva onorato l’impegno e Corona, per non mancare di rispetto al boss Lo Presti, aveva messo mano al portafogli: “… glieli sto portando io i soldi non ti preoccupare a posto… Raffaè… non si fanno queste cose Raffaè… non si fanno… ste cose… ti sei preso l’impegno… che i cristiani mi stanno con il fiato sopra il collo mi dà noia, mi dà sdegno”.

Alla fine, però, Favaloro avrebbe saldato il conto. Almeno così emergerebbe dalla conversazione intercettata con la madre che gli chiedeva: “Perciò si sono presi quaranta mila euro quelli?”. “Quaranta? Di più – rispondeva il figlio – non gli ho dato il motore e l’orologio?”. La madre concludeva la conversazione con una maledizione: “… il Signore… tutti a medicinali se ne devono comprare… tutti medicinali… i soldi che tira dalla bocca della gente”.


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