Mafia, stipendi ai detenuti: l'intercettazione incastra i boss - Live Sicilia

Mafia, stipendi ai detenuti: l’intercettazione incastra i boss

Alcuni passaggi della requisitoria dei pm nel processo Sotto Scacco

CATANIA – Assicurare gli stipendi ai detenuti è uno degli obblighi di Cosa nostra. Il ‘mantenimento’ di un affiliato è una delle incombenze che spetta al ‘reggente’ operativo. Far mancare il sostegno significa rendere meno forte il legame dell’affiliato. E di conseguenza togliere potere alla famiglia mafiosa. Ogni retata, blitz, operazione ha ripercussioni anche su questo aspetto.

La maggior parte degli introiti destinati a questo scopo provengono dalle estorsioni. Dalla lunga e articolata requisitoria dei pm Andrea Bonomo e Giuseppe Sturiale nel processo Sotto Scacco che ha messo alla sbarra i vertici del clan Alleruzzo-Assinnata-Amantea di Paternò sono state citati stralci di intercettazioni che ‘cristallizzano’ proprio questo ruolo-dovere dei boss nei confronti dei detenuti.

La conversazione

Giuseppe Beato è un uomo di fiducia del giovane Vito AMantea, figlio dell’uomo d’onore Franco e nipote del capomafia Mimmo Assinata. Emblematica la sua conversazione del 10 ottobre 2018 dove dice di avere “combattuto per il bene del clan” e che si sarebbe impegnato per mandare il denaro ai detenuti, facendo nomi e cognomi e snocciolando cifre. E così si parla di Franco e Massimo Amantea, Pippo Mirenna e Cristian Terranova, personaggi di ‘peso’ di Cosa nostra. Non solo a Paternò.
”Non è per male … tu sai che io ho combattuto per il bene… del clan… giusto?… ma quello che dobbiamo fare … non lo faccio se non me lo dice … come facevamo quella volta … non lo faccio più … ; Sono cinque cristiani precisi.. Giuseppe… tre… quattro. .. cinque. .. c’e’ Pippo Mirenna .. mio zio Pippo … mio padre. .. mio zio Massimo e Cristian … cinque cristiani .. 200 euro ciascuno … due … quattro … sei .. otto… mille euro … mio padre 500 … 1500 euro .. . dobbiamo guadagnare … siamo rimasti che dobbiamo dare … “.

I contraccolpi

Gli arresti e i processi potrebbero portare contraccolpi ai clan a livello finanziario. E accade che alcuni mesi gli stipendi ‘saltano’. Ma i debiti vanno onorati. C’è una intercettazione dell’estate del 2018 in cui si discute di un credito che vantava addirittura Salvatore Pillera, boss storico di Cosa nostra (da anni in carcere) legato ad Alfio Ferlito ucciso negli anni Ottanta nella strage della Circonvallazione.
Beato si ingrossa il petto quando dice: “Noialtri abbiamo pagato i debiti dei detenuti. diglielo gli ultimi soldi a chi glieli abbiamo dati … a Turi cachiti (ndu Pillera Salvatore) che Turi ha fatto il bordello”. Non si comprende quale debito sia stato pagato al boss catanese.


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