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Mafia, il regno di Madonia: affari Cosa nostra – Stidda

Caltanissetta è il regno di Madonia, dove le due componenti della mafia vanno d’amore e d’accordo
LA RELAZIONE DELLA DIA
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La famiglia dei Madonia continua a comandare senza rivali e avere un ruolo di vertice della zona settentrionale della provincia di Caltanissetta, nonostante le prolungate detenzioni dello storico boss Piddu Madonia e del suo successore Vaccaro, ma nelle altre zone è sempre forte l’influenza di altri clan di Cosa Nostra e della stidda. Le organizzazioni criminali, tuttavia, hanno ormai messo da parte ogni tipo di belligeranza e vanno d’amore e d’accordo, in nome degli affari. Emerge ancora una volta, questo dato, dalla relazione della Dia al Parlamento depositata in questi giorni, relativa al secondo semestre del 2021. “La tendenza della criminalità organizzata a prediligere una silente infiltrazione nel tessuto socio-economico, sembra consolidarsi anche nella provincia nissena – scrive la Dia -. Le attività di contrasto delle Forze di Polizia evidenziano come il territorio risenta dell’influenza di famiglie mafiose appartenenti a Cosa Nostra e stidda, le quali tendono generalmente al raggiungimento di accordi per la spartizione del mercato dell’illecito. L’articolazione di cosa nostra nissena rimane inva­riata”.

La zona del Vallone e i clan controllati dai Madonia

Secondo la Dia, nella parte settentrionale della provincia sono presenti i mandamenti  i Mussomeli, Valllelunga Pratameno, ancora sotto l’influenza dei Madonia, mentre sul versante meridionale operano invece i mandamenti di Riesi e Gela. A Gela operano le famiglie degli Emmanuello e dei Rinzivillo, oltre al clan di Niscemi; mentre la stidda continua a conservare un’influenza nei territori di Gela e Niscemi. Nella sua relazione, la Direzione investigativa antimafia riporta anche un estratto della Procura di Gela, come riportato nella relazione per l’inaugura­zione dell’anno giudiziario 2022 a Caltanissetta, la quale afferma, tra l’altro, che “il circondario di Gela è afflitto da una allarmante e peculiare (unico centro siciliano) situazione criminale, atteso che insistono sul territorio ben tre perniciose ed aggressive asso­ciazioni mafiose, riconducibili rispettivamente a “cosa nostra”, “stidda” e clan Alferi, che compiono fatti delittuosi particolarmente inquietanti”.

La strategia dell’immersione è realtà a Caltanissetta

Scrive la Dia: “Il venir meno di omicidi direttamente riconducibili alla mafia, avvalora ancora di più l’in­versione di tendenza che le organizzazioni hanno adottato cioè evitare il più possibile episodi di violenza che potrebbero fare “riaccendere” i riflettori su uno scenario criminale che invece agisce ormai subdolamente. Il principale scopo è quello di infiltrarsi in settori produttivi che gestiscono i principali flussi di denaro attraverso l’aggiudicazione di appalti pubblici e privati, forniture e servizi vari o comunque trarre da essi profitti illeciti da reimpiegare anche attra­verso il ricorso a prestanomi nei canali economici legali. Inoltre i sodalizi mafiosi gestiscono sul territorio il traffico degli stupefacenti, le estorsioni ed il riciclaggio”.

La mafia di Mazzarino, dove Cosa Nostra e stidda vanno a braccetto

Il 24 settembre 2021 è stata eseguita l’operazione “Chimera”, che ha consentito di ricostruire un quadro di attività criminale riconducibile alla cosiddetta mafia agricola, da cui è emerso il tentativo di acquisire contributi pubblici per l’agricoltura a seguito di false dichiarazioni e frodi ai danni dell’Ue. “L’indagine ha anche permesso di scoprire una capillare pressione estorsiva ai danni di commercianti ed imprenditori non solo con il versamento sistematico di somme di denaro ma anche con richieste di servizi gratuiti e in alcuni casi con assunzioni spesso fittizie. Si legge infatti che “…anche a Mazzarino Stidda e Cosa Nostra, rappresentati rispettivamente dal clan Sanfilippo e dalla famiglia Siciliano, ave­vano apparentemente trovato un equilibrio: i proventi delle estorsioni appaiono equamente divisi tra i due sodalizi, indipendentemente da quale delle due consorterie mafiose si fosse occupata “della messa in regola” dei commercianti e degli imprenditori”. L’attività di contrasto che ha portato all’arresto di 55 persone, ritenute perlopiù stiddare – e riconducibili alla famiglia Sanfilippo – accusati di associa­zione mafiosa, omicidio, estorsione, traffico di stupefacenti e detenzione di armi, ha inoltre fatto luce sulla famiglia mafiosa di Mazzarino assente dalle scene criminali da circa un decennio. I Sanfilippo, secondo gli inquirenti, avrebbero il “controllo del territorio” attraverso le estorsioni a tutte le imprese che si trovino ad operare nel territorio. La famiglia Sanfilippo si sarebbe occupata inoltre dello spaccio a Cinisello Balsamo, affidato al gruppo Guerra. In pratica i Sanfilippo, a Mazzarino, sono percepiti quasi come una sorta di alternativa allo Stato, a cui chiedere protezione o di risolvere eventuali conflitti.

Il traffico di droga e il pizzo a Caltanissetta

Anche nel secondo semestre del 2021, secondo la Dia, “lo spaccio di sostanze stupefacenti ha continuato ad interessare la provincia di Caltanissetta quale destinataria finale delle varie piazze di spaccio rifornite prin­cipalmente dai più estesi mercati palermitani, ragusani e catanesi”. Nell’operazione “Pollo e cocaina”, eseguita il 1 luglio 2021 dai Carabinieri e tesa a contrastare il fenomeno criminale dello spaccio nel circondario gelese è stata disarticolata un’associazione criminale dedita al traffico di droga. Per quanto riguarda il pizzo, continua a rappresentare una fonte di “indiscu­tibile importanza per il sostentamento economico delle famiglie dei mafiosi e dei familiari dei detenuti”. A confermarlo sarebbe l’operazione “La bella vita”, con cui è stato scoperto “l’utilizzo dei proventi delle estorsioni per il mantenimento degli uomini d’onore e degli affiliati al clan detenuti”.

I duri colpi al clan Rinzivillo e ai patrimoni della mafia: le confische della Dia

Anche nel secondo semestre del 2021, un’indagine della Polizia di Caltanissetta conclusa l’1 dicembre 2021, ha portato a sgominare un’organizzazione riconducibile ai Rinzivillo, che avrebbe taglieggiato alcuni commercianti gelesi. “Permane consistente il numero dei danneggiamenti, in partico­lare quelli a mezzo incendio e continua a rappresentare il dato più inquietante quale segno tangibile di un fenomeno che non accenna a diminuire e che desta sempre più il preoccupato interesse dell’opinione pubblica – prosegue la relazione -. Altro dato significativo è rappresentato dalle truffe ai danni dello Stato. Il 6 dicembre 2021, la Polizia ha scoperto e denunciato oltre 60 soggetti beneficiari del reddito di cittadinanza, che eseguendo transazioni di denaro si appropriavano delle relative somme procurandosi così un ingiusto profitto ai danni dello Stato”.

Per quanto attiene al contrasto ai patrimoni mafiosi è risultata particolarmente efficace l’attività condotta dalla Dia di Caltanissetta. È divenuta irrevocabile la confisca di un patrimonio per un valore stimato di quasi 3 milioni di euro nei confronti di un imprenditore di Caltanissetta, ritenuto coinvolto in un’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, nonché in reati di usura. “Il 12 agosto 2021 la DIA ha dato esecuzione alla confisca nei confronti di un soggetto di Gela, “i cui affari imprenditoriali nel settore dell’ortofrutta hanno trovato linfa vitale grazie all’apporto di soggetti di primissimo piano appartenenti alla consorteria criminale mafiosa – clan Rinzivillo”. Il valore del patrimonio confiscato ammonta a circa 2,5 milioni di euro”.  

“Infine la DIA ha eseguito un decreto di confisca121 a carico di un soggetto ritenuto contiguo ai Rinzivillo di Gela per un valore complessivo di circa 6,5 milioni di euro. Nel semestre nonostante non si siano registrate importanti operazioni di polizia riguardanti associazioni criminali straniere, così come invece evidenziato nello scorso semestre, si con­ferma comunque una costante vitalità dello spaccio di droga di soggetti perlopiù di nazionali­tà nigeriana, tunisina e gambiana. Inoltre la Dia, anche nel secondo semestre del 2021, ha partecipato ai lavori del Gruppo Interforze istituito presso la prefettura di Caltanissetta per valutare la documentazione di imprese che hanno richiesto l’iscrizione alla c.d. “white list” o hanno partecipato a gare pubbliche di appal­to. L’esame della documentazione ha permesso di emettere alcuni provvedimenti interdittivi antimafia. “Si rammenta da ultimo – si conclude la parte nissena della relazione – che il Comune di San Cataldo commissariato per infiltrazione mafiosa con DPR del 28 marzo 2019 e successivamente prorogato, ha regolarmente svolto le elezioni comunali lo scorso ottobre 2021”.

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