Cosa nostra era in guerra |Omicidi, sei arresti NOMI - Live Sicilia

Cosa nostra era in guerra |Omicidi, sei arresti NOMI

Fatta luce su due delitti: quello di Salvatore Di Pasquale e Michele Costanzo.

L'INDAGINE DEI CARABINIERI
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CATANIA -La svolta è arrivata quando si è pentito Dario Caruana. Il soldato e killer di Cosa nostra ha riempito pagine e pagine di verbali l’anno scorso completando il puzzle di una guerra di mafia che nel 2004 aveva insanguinato le strade catanesi. E così ha fatto i nomi e cognomi dei componenti del gruppo di fuoco che ha assassinato Salvatore Di Pasquale (alias Giorgio Armani), il 29 aprile 2004 e Michele Costanzo, il 3 maggio 2004. Una risposta armata che si è aperta dopo il ferimento di Alfio Mirabile, che poi è morto (anni dopo) in una clinica. Caruana, che ha confessato i due omicidi (di uno è stato già condannato in primo grado), ha quindi aperto un nuovo fronte investigativo che ha portato all’arresto oggi di sei persone, alcuni personaggi storici del clan Santapaola-Ercolano. Tra di loro anche un ‘cambia-casacca’ della mafia.

Andiamo ai nomi. I Carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Catania, su richiesta della Dda etnea, nei confronti di Luigi Ferrini, 46 anni, Angelo Pappalardo, 41 anni, Pietro Privitera, 41 anni, Arnaldo Santoro, 43 anni, Maurizio Zuccaro, 61 anni, Marco Strano, 38 anni. Quest’ultimo, intorno al 2008, è migrato dai Santapaola ai Cappello-Carateddi insieme ai fratelli Alessandro, Mario e Claudio e agli Squillaci ‘martiddina’ di Piano Tavola.

Per i due omicidi, oggetto dell’operazione Dakar scattata oggi, è in corso il processo d’appello che vede alla sbarra Salvatore Guglielmino e Dario Caruana, per l’omicidio Di Pasquale, e Lorenzo Saitta (detto ‘u Scheletro) per il delitto Costanzo. Tutti e tre sono stati già condannati all’ergastolo in primo grado dalla Corte d’Assise di Catania. La faida che ha portato alla lunga scia di sangue è nata da una spaccatura storica all’interno del clan Santapaola-Ercolano: da una parte la ‘corrente’ che vedeva come leader il duo Antonino Santapaola (Nino u pazzo, il fratello di Nitto) e Alfio Mirabile, e dall’altra il gruppo che vedeva invece come capi i due boss scomparsi Pippo Ercolano  e Francesco Mangion. Una tensione interna che è già emersa con molta nitidezza nel processo Dionisio: le due fazioni, negli anni, hanno voluto predominare sull’altro per poter gestire e controllare una serie di attività illecite. Negli anni hanno parlato di questi due omicidi molti collaboratori di giustizia (Paolo Mirabile, Giuseppe Mirabile, Fabrizio Nizza, Giuseppe Scollo, Davide Seminara) ma le rivelazioni (già pubblicate in esclusiva su LiveSicilia) di Dario Caruana, uno dei killer,  hanno permesso di identificare “tutti gli autori dell’omicidio Di Pasquale e di un ulteriore responsabile dell’omicidio Costanzo”, scrivono gli inquirenti. Un quadro che è diventato ancora più chiaro grazie alle dichiarazioni di Francesco Squillaci, l’omicida del poliziotto Gianni Lizzio, che da qualche tempo ha deciso di voltare le spalle alla vita criminale.

L’inchiesta di oggi ha permesso, dunque, di fare luce sui due omicidi. Salvatore Di Pasquale, (detto Giorgio Armani), avrebbe avuto l’imprudenza di plaudire al ferimento di Alfio Mirabile, vittima di un agguato il 24 aprile 2004. I fedelissimi di Mirabile avrebbero risposto a quell’affronto organizzando il suo omicidio, nel corso del quale rimase ferito anche Pietro Masci. Le indagini del Ros e dei Carabinieri hanno ricostruito i ruoli di ogni arrestato: Marco Strano e Privitera avrebbero avuto il ruolo di avvistare la vittima, mentre Pappalardo avrebbe guidato l’auto con a bordo il commando armato, e Ferrini, infine, avrebbe dovuto supportare i sicari (Caruana e Guglielmino) in caso di necessità. Di Pasquale è stato ammazzato vicino ad un camion dei panini a San Giovanni Galermo.

Ricostruito anche il gruppo di fuoco che ha partecipato all’omicidio di Michele Costanzo e al ferimento di Antonio Sangiorgi. La vittima era un “padroncino” della Mediterranea Distribuzione Logistica (concessionaria della Dhl) ed era molto vicino ad Alfio Mirabile, mentre il ferito era il rappresentante legale della citata Mdl, che quel maledetto giorno era accanto a lui. Non ci sarebbe solo vendetta dietro questo delitto, ma anche la volontà degli Ercolano di impadronirsi della gestione della Mdl, che era nelle mani di Mirabile. Dietro quell’omicidio ci sarebbe il gruppo di San Cocimo, storicamente legato alla figura di Maurizio Zuccaro, che avrebbe avuto il ruolo di mandante, mentre Lorenzo Saitta (già condannato in primo grado) e Arnaldo Santoro, avrebbero avuto il ruolo di killer. Già alcuni giorni dopo quell’omicidio l’autorità giudiziaria ha concentrato le attenzioni sui due boss di Cosa nostra. Sono stati, infatti, sequestrati due caschi ai due sospetttati, che secondo gli inquirenti erano dello stesso colore e modello di quelli indossati dai sicari. In quei copricapi furono trovati residui di polvere da sparo equivalente, secondo una perizia, a quella trovata nei bossoli rinvenuti nella scena del crimine. Un dato tecnico-scientifico lungamente dibattuto anche durante il processo.

 

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