PALERMO – I pm l’hanno definita la mafia dei nigeriani. Arrivano tre condanne pesanti per tentato omicidio, rapina, lesioni, spaccio di droga ed estorsione: 12 anni e 4 mesi anni ad Austine Johnbull, ritenuto il capo della banda, 10 anni e 8 mesi a Vitanus Emetuwa, 10 anni e 6 mesi a Nosa Inofogha. Assolto Osamwey Evans, imputato di rapina, difeso dall’avvocato Mariangela Spadafora. Le persone offese, assistite dagli avvocati Maurilio Panci e Angelo Raneli, hanno avuto riconosciuto il diritto al risarcimento che verrà stabilito in sede civile.
Il pestaggio a colpi di asce e bottiglie avvenne la notte del 27 gennaio 2014 in via Del Bosco, a Ballarò. La polizia trovò due feriti a terra. Hanno degli sfregi permanente al volto. Gli aggressori erano almeno in sei. Un altro scontro si era verificato il giorno precedente in una bettola. Tante le difficoltà nell’indagine con cui si sono dovuti misurare i poliziotti della squadra mobile. Dai silenzi del mercato al confronto con gente senza fissa dimora.
Persino uno come Giovanni Di Giacomo, killer ergastolano del gruppo di fuoco di Pippo Calò, invitava il fratello Giuseppe, che sarebbe stato poi crivellato di colpi, a stare in guardia. Dei “turchi”, così li chiamava, non ci si poteva fidare.
I presunti reati per cui sono arrivate le condanne sarebbero stati commessi con l’aggravante che viene contestata ai mafiosi. Mafiosa era, secondo l’accusa, l’organizzazione dei nigeriani che si muoveva nel popolare rione Ballarò. Mafiosa sì, ma “assoggettata” alla Cosa nostra palermitana. I boss africani avrebbero portato nel capoluogo siciliano le regole dell’organizzazione Black Axe, l’ascia nera, nata negli anni ’70 in Nigeria. All’inizio era una sorta di confraternita religiosa, poi divenne una banda criminale con regole ferree, riti di affiliazione ed esplosioni di violenza.