CATANIA – Colpo di scena nel procedimento a carico di Mario Ciancio, per il quale la procura aveva richiesto l’archiviazione ritenendo “non sussistere elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio”, i 40 faldoni sono stati depositati presso l’ufficio del Gip Luigi Barone per tutta l’estate. Barone ha iniziato l’analisi dettagliata di centinaia di intercettazioni effettuate all’interno dello studio di Mario Ciancio e di tutti gli atti raccolti dal pm Antonino Fanara, che aveva chiesto l’archiviazione. Archiviazione che al momento non è stata respinta né accolta, visto che si tratta di una fase delicata e complessa. In punta di diritto Luigi Barone aveva la possibilità di archiviare direttamente i 40 faldoni a carico di Ciancio, ma non lo ha fatto, fissando un’udienza in cui sono possibili tre strade.
La prima è l’archiviazione, soluzione che sino a questo momento non è stata adottata, ma che in ogni caso non può essere esclusa. La seconda è la formulazione dell’imputazione coatta, come è avvenuto nel caso di Raffaele e Angelo Lombardo: la procura aveva chiesto l’archiviazione e il giudice ha formulato l’imputazione coatta per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato dal favoreggiamento alla mafia. La terza è il supplemento d’indagini a carico della procura, in pratica il gip potrebbe ordinare ai pubblici ministeri di approfondire degli elementi che sono stati sottovalutati durante l’indagine preliminare.