Mafia, sequestro da 20 milioni - Live Sicilia

Mafia, sequestro da 20 milioni

Mafia, sequestri a Messina per venti milioni. Colpita la famiglia di Barcellona Pozzo di Gotto.

Il “Ragioniere” e il suo “Capo” sono stati colpiti nel patrimonio. Quel patrimonio che, secondo indagini della Dia ( Direzione Investigativa Antimafia ) di Messina, è stato accumulato con l’utilizzo del metodo mafioso. E’ di stamani il sequestro di beni per 20 milioni di euro, riconducibili a Giovanni Rao, per gli inquirenti boss al vertice della mafia barcellonese: il pentito Carmelo Bisognano lo ha indicato successore del noto capomafia Giuseppe Gullotti, in carcere dal 90; a Giuseppe Isgrò, ( il ragioniere), colui che si occupava della amministrazione delle società oggetto di sequestro. Rao fu arrestato nell’ambito delle operazioni Gotha e Gotha 2; Isgrò solo per la Gotha. Proprio ieri, ad apertura del processo, sono stati richiesti 16 riti abbreviati su un totale di 32 imputati. Tra questi Rao. Isgrò ha scelto il rito ordinario.

La C.E.P, la I.C.E.M, la AGECOP e la C.P.P., le società riconducibili ai due, tutte attive nel campo della produzione di calcestruzzo e, in genere, dell’edilizia, erano- a detta della Dia – società costituite, o acquisite, attraverso i proventi delle estorsioni messe in atto dal clan barcellonese. Tutte si erano accaparrate gli appalti pubblici della zona. Uno tra tutti, la realizzazione del tratto della A20. E lo facevano solo partecipando alle gare. Gli enti pubblici, o i privati, a parità di offerta, sceglievano sempre una delle società del gruppo mafioso. Altre ditte impegnate nello stesso settore non partecipavano neanche alla gara. Nessuna competizione, niente rischi di scontrarsi con la potente famiglia di Barcellona. Un vero e proprio monopolio nel settore edilizio, dunque, quello che, sin dagli anni 90, è stato esercitato nella realizzazione della cosa pubblica nel comprensorio del Longano. E poi, due di quelle quattro ditte appartenenti a Rao e Isgrò erano regolarmente inserite nell’albo del Comune. Un Comune che, a detta del colonnello Danilo Nastasi, che dirige la Dia di Messina, non applicava parametri particolarmente restrittivi nella valutazione dei certificati antimafia, necessari per aggiudicarsi le gare d’appalto.

Insomma, come viene fuori dall’indagine, a Barcellona la tavola dell’appalto pubblico era apparecchiata per pochi intimi. Una complicità eccellente sarebbe stata quella del dipendente dell’amministrazione comunale, Francesco Cambria, uno che aveva quote di proprietà nell’autoparco municipale; uno che, al momento, imputato nell’ambito del processo scaturito dalla operazione antrimafia Gotha 2, è soltanto sospeso dalle funzioni. “In questi giorni si accavallano fatti giudiziari legati alle famiglie barcellonesi – ha detto il procuratore capo Guido Lo Forte- la Procura è impegnata nel tentativo di delineare i contorni del fenomeno organizzativo di quel comprensorio e stabilire i nuovi organigrammi”.

Tra i beni sequestrati, oltre le quattro società, anche 6 immobili ubicati a Barcellona e Castroreale, 1 terreno, 2 motocicli, 2 autovetture e le disponibilità bancarie di Rao, Isgrò e dei loro congiunti.



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