La Direzione Investigativa Antimafia di Palermo ha confiscato in Sicilia ed in Umbria, su provvedimento del Tribunale del capoluogo siciliano, attività commerciali e aziendali nell’ambito della ristorazione e beni immobili intestati a prestanome e fiancheggiatori della cosca mafiosa di Resuttana, guidata dalle famiglie Madonia e Di Trapani. Il valore complessivo dei beni confiscati è di oltre un milione e 500mila euro.
Il provvedimento scaturisce da indagini che hanno riguardato, per oltre un anno, soggetti organicamente inseriti nel mandamento mafioso di Resuttana e San Lorenzo, la zona controllata dai boss Salvatore Lo Piccolo, Nino Madonia e Nicolò di Trapani. I beni confiscati sarebbero riconducibili a Salvatore Lo Cricchio, zio di Nicolò Di Trapani, recentemente condannato per estorsione. Formalmente risultavano intestati ad alcuni prestanome, tra i quali la moglie Lorenza Sgroi, i figli Margherita e Pietro, e Paolo Faraone, un palermitano trapiantato a Terni. Quest’ultimo avrebbe svolto un ruolo attivo nella gestione di attività economiche e nel reinvestimento di capitali mafiosi. Le indagini della Dia, condotte con l’ausilio di intercettazioni ambientali e telefoniche, si sono avvalse anche della collaborazione del Comando Provinciale Carabinieri di Terni che ha contribuito alle acquisizioni documentali ed alla individuazione degli immobili confiscati. Si tratta di alcuni appezzamenti di terreno a Partinico intestati ai familiari di Lo Cricchio e di due appartamenti e di un complesso aziendale a Terni, intestati a Paolo Faraone.