CATANIA – La Corte di Appello di Catania ha totalmente annullato il provvedimento. Si tratta della confisca che nel 2014 il Tribunale di Caltanissetta aveva adottato nei confronti dell’imprenditore catanese Antonio Padovani e dei suoi familiari.
Si trattava di un patrimonio consistente formato da partecipazioni sociali in diverse società di capitale. Ville, immobili, una Ferrari, che la D.I.A di Caltanissetta aveva quantificato in 45 milioni di euro.
Per il Tribunale nisseno – allora presieduto dal giudice Antonio Balsamo – Padovani era da ritenersi in affari con le famiglie mafiose di Gela. Per conto delle quali aveva investito diversi milioni nelle attività delle scommesse, tanto da subire la condanna per intestazione fittizia delle relative attività.
I fatti
Padovani, all’epoca, era infatti un concessionario pubblico per l’apertura di sale scommesse telematiche in tutto il territorio nazionale. A seguito del procedimento di prevenzione, la pressoché totalità del suo patrimonio familiare venne confiscato in ragione della ritenuta sproporzione tra le risorse lecite acquisite negli anni e gli investimenti effettuati.
Secondo la Corte di Appello di Catania, però, quella confisca non aveva alcuna “base legale”, dunque illegittima. Accogliendo la richieste di revocazione presentata dai suoi legali, gli avvocati Baldassarre Lauria e Laura Ancona, i giudici hanno revocato ogni capo di quel provvedimento disponendo la restituzione dei beni.
La dichiarazione dei legali
“Si tratta di un provvedimento che costituisce un precedente assoluto nel panorama giurisprudenziale italiano. Che sta emergendo sulla scia della causa dei fratelli Cavallotti che a suo tempo abbiamo introdotto alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. E che adesso vede il Governo Italiano sotto accusa per le pertinenti violazioni della Convenzione.
Nei confronti di Padovani non poteva, a nostro avviso, essere disposta la confisca in relazione al fatto che le condotte poste in essere dal medesimo, a quel tempo, non assumevano rilievo ai fini delle misure di prevenzione patrimoniali.
Infatti, soltanto nel 2008 con il primo pacchetto sicurezza il reato di intestazione fittizia, per il quale il medesimo era stato condannato, fu incluso fra le categorie di pericolosità sociale. In altre parole, la nuova disciplina normativa non poteva avere efficacia retroattiva”, hanno dichiarato gli avvocati Baldassare Lauria e Laura Ancona.
“Attiveremo le procedure risarcitorie”
In effetti, la giurisprudenza italiana ha sempre ritenuto le misure di prevenzione estranee ai valori costituzionali che regolano la materia penale. Carattere quest’ultimo sempre oggetto di vivaci discussioni accademiche, adesso al vaglio di legalità della Corte Europea. Nel caso Cavallotti rischia di determinare una trasformazione radicale dell’intero codice antimafia.
“Naturalmente ora attiveremo le consequenziali procedure risarcitorie per il grave danno subito dai nostri clienti dal congelamento delle loro attività per oltre un decennio”, hanno concluso gli stessi legali.