PALERMO – Una chiromante, o presunta tale, “lavorava” d’intesa con qualcuno capace di passarle le dritte giuste per spaventare e adescare le potenziali vittime. Il caso scoperto lo scorso aprile, e sfociato nella denuncia di una donna di 59 anni – S.B. sono le sue iniziali – potrebbe non essere stato l’unico. E su questo che si muovono le indagini dei poliziotti coordinate dal pubblico ministero Claudio Camilleri.
Cinque mesi fa una donna viene avvicinata da una sedicente maga nella zona del teatro Massimo. Le mostra una foto. La sua foto. Come ha fatto ad entrarne in possesso? Potere della magia che può aiutarla a vincere il malocchio che qualcuno le ha messo addosso. Almeno così le fa credere la maga. Per risolvere la faccenda basta organizzare una “seduta” e invocare, con poteri da medium, l’aiuto dei parenti defunti.
L’appuntamento è fissato per qualche giorno dopo. Nel frattempo la vittima si insospettisce e presenta una dettagliata denuncia in commissariato. E così, il giorno della seduta, i poliziotti si appostano in casa della vittima nella zona della stazione centrale. Sul tavolo c’è la foto della cliente a cui va tolto il malocchio. Una candela e un accendino. Gli agenti attendono che la seduta finisca e assistono alla consegna del denaro – 200 euro – sull’uscio di casa. Fermano la maga che ha con sè, complessivamente, mille euro. Seicento nascosti nel reggiseno. I soldi finiscono sotto sequestro salvo voi venire restituiti su ordine del Riesame che accoglie il ricorso dell’avvocato Michele Palazzolo: non tutto il denaro proviene dal reato, ammesso che reato ci sia stato visto che non è stato ancora provato.
Il pubblico ministero ha incaricato i poliziotti di indagare. Per accertare, innanzitutto come l’indagata sarebbe riuscita a venire in possesso della fotografia della signora fermata al teatro Massimo. Un incontro evidentemente non casuale. Ed è venuta fuori la storia di un un uomo che per vivere si occupa di piccoli traslochi. Pare che avesse lavorato proprio nel palazzo della vittima del raggiro. È stato lui a recuperare la l’immagine della donna poi utilizzata per la messinscena? Altre persone sono state adescate alla stassa maniera? E a queste due domande che la Procura sta cercando di dare risposte.