PALERMO – Barcollava. L’andatura non era stabile e, probabilmente, è questo il motivo per il quale la caduta dalle scale si è rivelata fatale. A chiarire la dinamica del drammatico incidente che è costato la vita al domestico di palazzo Alliata, Giovanni Reinoso, sono state le immagini delle telecamere installate all’interno dell’appartamento di 260 metri quadrati in cui l’ecuadoregno lavorava. La tragedia, avvenuta a metà aprile nella dimora Quattrocentesca di via Bandiera, aveva sconvolto tutti coloro che conoscevano il maggiordomo di 37 anni, che viveva a Palermo ormai da più di diciotto anni, insieme alla moglie peruviana.
E, d’altronde, già numerosi elementi avevano condotto la polizia, coordinata dal pm Emanuele Ravaglioli, verso la strada dell’incidente. Una prima ispezione cadaverica sul corpo di Reinoso, infatti, non aveva evidenziato alcun segno di violenza, era quindi stata esclusa la colluttazione con qualcuno e, di conseguenza, l’epilogo di una discussione animata. Inoltre, la squadra Omicidi della squadra mobile, che ha supervisionato il primo sopralluogo sul luogo della tragedia, aveva trovato una bottiglia di vino vuota vicino al corpo senza vita, alla fine della rampa di scale.
Il maggiordomo potrebbe quindi avere perso l’equilibrio perché in stato d’ebbrezza: è proprio questo l’ipotesi che, al momento, gli investigatori privilegiano. Di certo c’è che è stato escluso che qualcuno si fosse introdotto nell’appartamento nobiliare insieme a Reinoso: il portiere dell’edificio vicino aveva raccontato di un uomo dal viso sconosciuto che, nel giorno della tragedia era entrato nel palazzo, ma la polizia ha accertato l’assenza di qualunque suo coinvolgimento.