PALERMO Per molti di loro non sarà una prima volta. E il numero, in effetti, sorprende un po’. Ma fino a un certo punto. Quasi la metà dei “nuovi” direttori generali della Sanità ha fatto una esperienza analoga con i governi Crocetta e Lombardo. Una rivoluzione a metà, quella del governo Musumeci, che pesca abbondantemente nel passato. Un passato che in qualche caso porta in dote anche qualche condanna della Corte dei conti, che il governo ha evidentemente considerato ininfluente ai fini della nomina.
I manager “eterni”
Sei dei quindici incarichi dati ieri sono finiti a ex manager della Sanità. Ed è chiaro che le esperienze passate abbiano pesato nelle scelte: insomma, per fare il manager bisognava avere alle spalle per forza delle esperienze qualificate. Ma se si voleva il cambiamento, il percorso si quantomeno interrotto a metà strada, nonostante le critiche in passato rivolte alla Sanità dell’era Crocetta. E invece di quel periodo, ecco tornare in tanti: c’è Giorgio Santonocito, ad esempio, che rimane manager traslocando all’Asp di Agrigento con i buoni uffici dell’autonomista Roberto Di Mauro. Due manager, invece, sono graditissimi ai “pararenziani” di Totò Cardinale: uno è Lucio Salvatore Ficarra che piace molto a Michele Cimino. Guiderà l’Asp di Siracusa. A proposito del nuovo presidente di Amat: Fabrizio De Nicola, segretario particolare di Cimino quando questi era vicepresidente della Regione, va al Garibaldi di Catania. De Nicola, in realtà, era uomo assai vicino non solo all’ex assessore del Pd nel governo Crocetta, Baldo Gucciardi, ma anche allo stesso rettore dell’Università di Palermo e ultimo candidato del centrosinistra contro Musumeci, Fabrizio Micari.
Ma il tuffo nel passato non finisce qui. Perché Angelo Aliquò è stato manager quotatissimo nell’era Crocetta. Non che i rapporti col governatore, a dire il vero, fossero idilliaci: si ricorda ancora un polemico addio al vertice del 118. Ma Aliquò è rimasto comunque in sella ad aziende importanti, per ultimo il “Bonino Pulejo”: ora va a guidare l’Asp di Ragusa. Salvo Giuffrida invece aveva guidato l’Asp di Messina con Raffaele Lombardo e Massimo Russo. Si dimise, nel 2011, quando l’azienda versava in difficilissime condizioni economiche. Alla fine, tra i più quotati manager già in carica in passato, resta fuori solo Antonio Candela, per il quale il governatore ha parlato di un futuro da “dirigente generale”.
Non è stato un manager della Sanità negli ultimi anni, ma non si era allontanato molto da quel mondo Fabio Damiani, già in passato in ruoli-chiave delle aziende siciliane. A capo della Centrale unica di committenza è stato lui, di fatto, negli anni del governo Crocetta, a guidare quella che è stata considera la “Consip siciliana”, una struttura interna all’assessorato all’Economia dalla quale passavano i più importanti appalti della Sanità siciliana. Considerato in principio vicino a Crocetta e al senatore Beppe Lumia, in realtà poi la Cuc non sarà più tanto gradita dal governatore, ma difesa dall’allora assessore del Pd Alessandro Baccei. Adesso Damiani andrà all’Asp di Trapani, con la “benedizione” dell’assessore Mimmo Turano.
L’ombra del passato
A proposito di Baccei, l’allora assessore all’Economia di Crocetta, come rivendicò lo stesso Davide Faraone, era amico personale oltre che professionista stimatissimo dall’allora sottosegretario alla Sanità. Proprio in quel ruolo, Faraone scelse tra i più stretti consulenti, Eugenio Ceglia. Oggi, Ceglia è il capo di gabinetto vicario proprio dell’assessore alla Sanità del governo Musumeci, Ruggero Razza. Incroci politici tra passato e presente, che si ripetono anche sul piano più strettamente politico. Attivissimo nei giorni della scelta dei maanger è stato infatti Giovanni Pistorio, ex assessore di Crocetta e Cuffaro, ma anche ex braccio destro di Raffaele Lombardo. Il cognato di Lombardo, Francesco Iudica, intanto è stato nominato alla guida dell’Asp di Enna.
E spunta qualche condanna
Il peso del passato, in qualche caso non è solo politico. Lo sa bene Maurizio Letterio Lanza che è stato condannato dalla Corte dei conti in via definitiva per un danno all’erario da 96 mila euro, legato a degli incarichi che i magistrati contabili hanno giudicato illegittimi. In quegli anni Lanza era il direttore amministrativo dell’Asp di Catania. E proprio lì, il governo ha deciso di inviare il manager. Più leggera invece la condanna per Vincenzo Barone, condannato per la vicenda della “inaugurazione di facciata” con vista elezioni europee di una struttura nel palermitano: in quell’inchiesta fu coinvolto anche l’ex manager dell’Asp di Palermo, il forzista Salvatore Iacolino.