Anthony Barbagallo, segretario regionale del Pd, che idea politica si è fatto del cosiddetto ‘caso Galvagno’, oltre l’aspetto giudiziario che non ci compete?
“Parlo per le notizie che leggo sui giornali e mi concentro, appunto, sul tema politico. Emergono dalle intercettazioni una evidente parzialità e un arbitrio nella gestione dei soldi pubblici che destano profonda impressione e sgomento. Non solo per l’opinione pubblica ma anche per tanti amministratori locali, addetti ai lavori. Questo modello è irricevibile”.
Riprendiamo una sua dichiarazione del gennaio 2025. “Nella parcellizzazione delle risorse e nei contributi ad personam si annida il metodo di costruzione del consenso del centrodestra in Sicilia. Il peggiore di sempre. Promettere utilità come finanziamenti, in cambio di consensi elettorali è un reato grave per il nostro ordinamento giuridico”.
“Insomma, l’aria è pesante e lo diciamo da tempo. Ho semplicemente trasmesso, non solo quello che penso a titolo personale ma il sentimento del partito: della base, dei territori, di tutte le sue realtà. Sommato pure alla frustrazione e all’insofferenza dei nostri dirigenti che hanno perso un’elezione o un seggio perché dall’altra parte c’è stato un candidato del centrodestra il cui risultato è stato dopato da una bella mancetta elettorale”.
Sa che strano, segretario? Mi pare di ricordare che anche il Partito Democratico regionale fu attraversato da qualche malumore…
“La posizione del Pd è sempre stata chiara sulle mance ad associazioni e per eventi discutibili: il diniego assoluto. L’azione dei nostri deputati si è concentrata sulle risorse necessarie per le amministrazioni locali. Se qualcuno ha fatto cose diverse si assume le sue responsabilità”.
Lei, da oppositore, auspica le dimissioni del presidente Galvagno e dell’assessore Amata?
“Io spero da sempre che la politica arrivi sempre prima della magistratura. Detto questo: il tema non riguarda il dimettersi o il restare al proprio posto. Ci vuole uno scatto morale contro una simile parcellizzazione delle risorse pubbliche, in un frangente tanto difficile per i siciliani. Quel poco che c’è deve essere utilizzato per lo sviluppo e la solidarietà. Basta con l’amichettismo. Si è superato ogni limite. Anche oltre l’immaginazione”.
Lei domani mattina (oggi, ndr), presenterà alla Camera un’interpellanza urgente sulle, come le definisce con i cofirmatari, le ‘finanziarie bancomat’.
“Sì, la questione è di rilievo nazionale, non soltanto siciliana. A prescindere dagli esiti dell’inchiesta, quello che emerge è davvero inquietante. E’ gravissimo che il ministro Calderoli dopo la relazione durissima del Mef dello scorso marzo non abbia proposto l’impugnativa al Consiglio dei ministri”.
Il presidente Schifani ha assicurato ‘il massimo rigore’. Condivide naturalmente.
“Bene, ma si è mosso un po’ tardi, visto che era palese che, in Assemblea, stavano tornando riti scomparsi da decenni. Comunque, sul Parlamento siciliano ce ne sarebbe da dire…, non c’è solo il discorso delle mance”.
Dica pure.
“C’è il problema della riforme inevase e spesso neanche trattate. Il Pd all’Ars ha proposto un pacchetto che è rimasto senza risposta nella pancia del Palazzo. C’è un silenzio complice ed insopportabile sulla doppia preferenza di genere. Il presidente Schifani che ne pensa? Dà tutta la colpa all’Ars e se ne lava le mani o batte un colpo per allineare la Sicilia e la sua maggioranza al resto d’Italia?”.
Gliela butto lì: Alfio Mannino potrebbe essere, secondo lei, un buon candidato presidente targato centrosinistra, per le regionali del 2027?
“Mi sembra presto per lanciare il toto nomi. Per noi è importante in questa fase costruire un campo quanto più largo possibile ed inclusivo. In ogni caso, a tempo debito, sottoporrò a tutti gli iscritti del Pd il metodo di scelta del candidato presidente e, ovviamente, anche il nome”.

