MANIACE – “Devo ringraziare anche mio figlio se ho scelto di candidarmi come primo cittadino. Una sera mi ha detto “fare politica ce l’hai nel cuore, sei sempre disponibile 24 ore su 24, non c’è né domenica né festività, quando ti chiamano vai subito. I cittadini di Maniace hanno bisogno di una persona che li rappresenti, uno come te”. Nel piccolo paese nebroideo lo conoscono tutti come “Schizzo”, ma sulla scena politica è Antonino Cantali, attuale vicesindaco di Maniace, l’ultimo, il terzo, ad avere annunciato la propria candidatura alle ormai prossime amministrative.
42 anni, dipendente dell’Asp, nel 2000 esordisce in politica come consigliere di maggioranza, sempre accanto a chi oggi ha deciso di passargli idealmente il testimone. Quel Salvatore Pinzone Vecchio, sindaco uscente dopo due mandati, all’epoca vicesindaco, con cui alle elezioni del 2005 decise di presentarsi con una lista autonoma, “Maniace uniti per cambiare”, ottenendo Pinzone la fascia tricolore e Cantali la carica di assessore. Una lista civica che ha poi riconfermato la vittoria del duo anche per il quinquennio successivo con Cantali, primo del suo gruppo (195 voti), nominato vicesindaco.
“Maniace uniti per cambiare”. Ormai da dieci anni immutato il nome e quasi immutato anche il gruppo, “perché – dice un Cantali orgoglioso – noi abbiamo deciso di cambiare il modo di governare, noi vogliamo essere tutti uniti e al sevizio dei cittadini”. “La maggior parte siamo quelli del 2005/10 – continua – perché siamo uniti e anche quelli che non ci sono per impegni sostengono noi. L’unica novità: abbiamo cinque donne”. Capolista è Salvatore Pinzone Vecchio, ancora una volta fianco a fianco col suo delfino. Una storia politica lunga quindici anni che ha convinto l’aspirante primo cittadino a scendere in campo nonostante qualche remora iniziale dovuta al timore di non riuscire. “Ogni giorno sentiamo dei tagli ai comuni e questo mi ha fatto riflettere – confessa Cantali – Per come sono io, che ci metto l’impegno, la passione, che se c’è un problema lo voglio risolvere immediatamente. Con meno trasferimenti viene difficile fare certe cose, quindi mi chiedevo “ma cosa devo fare?” Le persone mi vogliono bene, ma se poi questa cosa non la riesco a fare, dacché mi vogliono bene dacché mi criticano e mi è venuto il dubbio. Poi tra il sindaco, tra i miei amici dell’amministrazione, tra mio figlio Pierpaolo, ho deciso di andare avanti”. Accanto a lui sente di avere l’appoggio di tutta la popolazione “perché io sono uno di tutti” e continua “le persone volevano me”.
Tra gli obiettivi del suo programma elettorale “priorità assoluta” è la medicalizzazione del 118, mentre due sono gli interventi importanti: la costruzione di un’Agorà e il collegamento dei due Parchi, dell’Etna e dei Nebrodi. Due progetti questi che, inseguiti ormai da anni e non ancora realizzati (come altri) per lungaggini burocratiche o per mancanza di finanziamenti, spiega il vicesindaco, raccolgono l’eredità ideale dell’uscente Pinzone Vecchio. Nei piani dunque una piazza centrale con pista ciclabile che funga da punto di raccolta per i giovani, un progetto per il quale “già nel 2010 abbiamo iniziato a lavorare con la Prefettura di Catania e la Provincia. Abbiamo presentato un progetto “Agorà” con i Pon sicurezza, ma ancora aspettiamo. Purtroppo la burocrazia è così”. Un progetto a cui fa eco anche il miglioramento delle strutture sportive, campo di calcio e palestra, per i giovani. Sogno di sempre è invece la costruzione di una strada che colleghi la provincia di Catania con quella di Messina, la cosiddetta strada di Maniace-Longi. “Sicurissimo al cento per cento che la strada verrà realizzata”, anche questa però ad oggi resta ancora un’idea. Su 15 km solo tre infatti quelli realizzati. “Avevamo presentato un progetto all’Assessorato Agricoltura e Foreste. Abbiamo tutti i pareri positivi, dovevano iniziare i lavori nel 2013, poi la Regione quando c’è un assessore competente lo cambia, quindi è tutto bloccato”. Il vanto è però l’essere stata, “in 34 anni che esiste il Comune, l’unica amministrazione ad aver presentato questa iniziativa”.
“Noi puntiamo su crescita, turismo, cultura e occupazione”. Davanti il programma ancora in bozza, a voce gli obiettivi prefissi: espansione della zona artigianale, richiesta di fondi europei per l’occupazione giovanile, costruzione di una scuola materna (“l’unica ancora in affitto”), ampliamento delle classi dell’istituto alberghiero (e l’orgoglio nel dire che “le persone di fuori restano stupiti che un comune di 3000 abitanti abbia una scuola superiore”). E ancora la valorizzazione dei prodotti tipici locali, la realizzazione di sentieri turistici “per fare conoscere i nostri bellissimi boschi”, il “piano dei colori”, un progetto volto al miglioramento dell’arredo urbano e a dare “un bell’aspetto alle case”, la necessaria irreggimentazione dei torrenti per evitare le pericolose esondazioni, la costruzione di una seconda via di fuga, oggi assente sul territorio, il cui progetto è stato “presentato sei/sette anni fa e ancora stiamo aspettando”, “la sistemazione di un piccolo ponte di attraversamento del fiume Cutò che colleghi la provincia di Catania con la provincia di Messina, fra Maniace e Cesarò”. L’attenzione è anche a quelle contrade che compongono la frammentaria geografia del comune. E tra le opere pubbliche a spiccare sono la realizzazione della rete fognaria, dell’illuminazione pubblica e di strutture sportivo-ricreative dove mancano e “la sistemazione della strada che va da Petrosino e arriva a Sant’Andrea, le contrade più lontane. Abbiamo presentato un progetto al Ministero delle Infrastrutture, ma – anche per questo – stiamo aspettando”.
“Lo ribadisco: siamo sempre al sevizio dei cittadini”, è il leitmotiv che attraversa la conversazione, è l’intercalare tra le risposte, è nelle sue parole il tratto che ha caratterizzato e, se la popolazione riconfermerà la fiducia, continuerà a caratterizzare l’operato suo e del gruppo. Il tono però cambia, diventa nervoso, quando il riferimento va alla campagna elettorale e agli altri contendenti alla massima carica comunale. “Secondo me, se io devo fare politica, devo esporre il mio programma alla mia comunità. Se piace, mi daranno il voto, se no niente. Non critico le persone “quello non ha fatto niente”, ognuno deve parlare per sé e non criticare gli altri. Poi saranno i cittadini a decidere chi andare a votare, ma purtroppo ad oggi queste cose non ci sono. Io non ho mai offeso nessuno, mentre gli altri nei miei confronti…”. “Il mio modo di fare politica è così – continua in quella che sembra quasi un’arringa – senza prendere in giro le persone, dico le cose come stanno, senza dire bugie, perché le bugie hanno le gambe corte, invece in questo periodo bugie non lo so quante ne stanno dicendo in giro”. “La mia politica – conclude – è quella dell’impegno”.
E se non dovesse salire, continuerà a fare politica? La risposta è un no netto. Ma la spiegazione arriva subito, “vuol dire che il tempo era concluso, che dopo quindici anni di amministrazione i miei concittadini hanno ritenuto che la mia politica dovesse finire qui”. Non manca molto alla chiusura della campagna elettorale, una campagna che, dice Cantali, ha iniziato già cinque anni fa, parlando con i cittadini “dalla mattina alla sera”, ascoltando i loro bisogni, restando sempre al loro “servizio”, perché (ancora) “un bravo politico deve essere sempre al servizio dei cittadini. La porta del Comune e del sindaco sempre aperta e non solo quando c’è la campagna elettorale”, “chi fa politica – dice con fermezza – deve farla sempre, io i cittadini li devo cercare sempre”.