Sicilia, la manovra e la crisi del centrodestra: FdI con l'opposizione

La manovra manda il centrodestra in tilt, FdI ‘balla’ con l’opposizione

Lunedì vertice di maggioranza, la Giunta non cambia

PALERMO – Una manovra decimata, gli scranni dell’Ars come praterie per i franchi tiratori e Fratelli d’Italia che resta in Aula votando le variazioni di bilancio insieme con Pd e Movimento cinque stelle. È successo di tutto nella lunga giornata dell’Assemblea regionale siciliana, che si è conclusa con l’approvazione di una manovra ridotta a due terzi del testo venuto fuori dalla commissione Bilancio.

La crisi di rapporti nel centrodestra

La crisi di rapporti tra FdI e il governatore Renato Schifani, maturata nell’ambito delle nomine della sanità con il via libera a Salvatore Iacolino e Alberto Firenze in una riunione di giunta senza meloniani, si è così trasferita da Palazzo d’Orleans al vicino Palazzo dei Normanni.

Lunedì vertice di maggioranza

A fine giornata, però, il governatore riunisce i suoi per fare il punto della situazione e tracciare la road map dei prossimi giorni. Nessun azzeramento della Giunta all’orizzonte: Schifani allontana i venti di crisi ma non intende far finta di nulla e allora lunedì sarà vertice di maggioranza. Urge un chiarimento con FdI e anche i rapporti con il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno sono tornati complicati.

Schifani
Renato Schifani

La mossa di Forza Italia, Dc e Lega

Ai meloniani viene attribuita la regia dei movimenti dei franchi tiratori in avvio dei lavori d’Aula, ma i sospetti si allungano fino a qualche esponente di Forza Italia. Passano le ore e ad una ad una cadono le misure più care all’Esecutivo, fino a quando Forza Italia, Dc e Lega decidono di abbandonare l’Aula per tentare di bloccare lo stillicidio.

Maggioranza trasversale all’Ars

È la mossa che fa emergere la spaccatura e la crisi nel centrodestra, ma che ha anche l’effetto indesiderato di abbassare le difese poste attorno all’assessore all’Economia Alessandro Dagnino. Fratelli d’Italia e Grande Sicilia restano in aula e completano la votazione del testo a braccetto con Pd e Movimento cinque stelle bocciando e approvando ciò che vogliono, e finendo per formare una vera e propria maggioranza trasversale. La risposta politica allo strappo consumato da Schifani con le nomine nella sanità è servita, mentre il voto compatto sul componente non togato della Corte dei conti è ormai solo un ricordo.

Sala d'Ercole
Sala d’Ercole

Lite Fratelli d’Italia-Forza Italia

L’asse inedito dei meloniani con le opposizioni non passa inosservata e quando l’azzurro Marco Intravaia chiede la verifica del numero dei presenti, il capogruppo FdI Giorgio Assenza prende la parola: “È una Caporetto perché i deputati di Forza Italia e di altri partiti della maggioranza non sono in Aula, mentre noi e Grande Sicilia siamo tutti presenti – osserva -. Intravaia faccia in modo che rientrino anche i suoi colleghi per cercare di salvare il salvabile”. La risposta non si fa attendere: “Forza Italia ha abbandonato l’Aula perché ha preso atto di un problema politico. Non era il caso di andare avanti, il testo della manovra ne sta uscendo massacrato”.

Lega e Dc: “Serve un chiarimento”

E “massacrato” ne esce anche il rapporto tra FdI e il resto della coalizione. Assenza non accetta le ricostruzioni che attribuiscono ai meloniani la paternità di tutti i franchi tiratori: “Una mistificazione – dice -, ci può essere stato qualcuno ma quel fenomeno stamattina ha interessato tutti i gruppi di maggioranza”. A fine giornata il vertice di maggioranza diventa una esigenza della quale nessuno intende fare a meno. Il leghista Vincenzo Figuccia invoca un faccia a faccia per “ridefinire gli equilibri alla luce della presa di posizione di alcuni partiti alleati che hanno fatto asse con le opposizioni”. Il capogruppo Dc Carmelo Pace parla di una giornata “che ci ha segnato politicamente e nella quale – aggiunge – sono emersi problemi politici da approfondire nelle sedi opportune”.


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