La finanziaria regionale esce ridimensionata dall’impugnativa del governo nazionale. È in fondo la cronaca di una morte annunciata, dopo i rilievi che erano stati sollevati dal ministero dell’Economia su una serie di norme. Tra le quali una delle più controverse, quella che faceva transitare nella Resais, la società-parcheggio partecipata della Regione, il piccolo esercito degli ex Pip di Palermo. Niente da fare, la norma votata dal Parlamento regionale, è stata considerata incostituzionale dal governo centrale. Così come altre norme, tutte caratterizzate in qualche modo da un’eccessiva manica larga del legislatore regionale, che non è nuovo a votare leggi che si ha già se non la consapevolezza almeno il sospetto che possano finire a brandelli per l’impugnativa dello Stato. A cui scaricare la responsabilità agli occhi degli elettori. Un film già visto.
E così nel mirino del Consiglio dei ministri, insieme alla norma sul passaggio dei Pip alla Resais, sono finiti l’avvio del prepensionamento anche per i dipendenti degli enti regionali, la possibilità di un anticipo della liquidazione della buonuscita, le “promozioni economiche” in D5 degli assunti come “dirigente tecnico”, l’assunzione alla Regione dei “catalogatori” in servizio nella società Sas e una serie di contributi a pioggia, tanto per cambiare (qui l’elenco di morti e feriti è lungo).
In fondo, in pochi possono essere sorpresi da questo epilogo. Tanto che il governo regionale, con l’assessore Gaetano Armao che addirittura esulta perché l’impianto della manovra ha retto e il bilancio è uscito indenne. La parte principale delle norme volute dal governo ha resistito. Ma è arrivata l’attesa impugnativa sul capitolo della restituzione delle accise, su cui la Regione è pronta ad avviare il braccio di ferro con Roma davanti alla Corte costituzionale.
A guastare il giubilo dell’assessore all’Economia arriva il Movimento 5 Stelle con una durissima nota che prende di mira il governo e in particolare proprio Armao. “Ed eccolo qua il capolavoro firmato Musumeci Armao. Quando dicevamo in commissione e in aula che la finanziaria era infarcita di errori macroscopici che sarebbero certamente stati impugnati, lo dicevamo a ragion veduta. Se questi sono gli esperti della politica, gli stessi cioè che in un recente passato hanno creato i disastri che ben conosciamo, allora la Sicilia è condannata, nero su bianco. Parola di Consiglio dei Ministri”. A dichiararlo sono la capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars Valentina Zafarana e il vice presidente dell’Assemblea Giancarlo Cancelleri, componente della commissione Bilancio.
“Qualche ora fa – spiegano i due deputati – abbiamo letto basiti le dichiarazioni di Armao sul fatto che il Consiglio avrebbe impugnato le manovre volute dai deputati. Armao non è soltanto tecnicamente incapace, ma anche disonesto intellettualmente, perché tra le norme impugnate ci sono provvedimenti che portano la firma del Governo regionale. Abbiamo detto mille volte, in Aula e in commissione, che molte di quelle norme erano palesemente incostituzionali e invece, gli esperti della politica hanno preferito andare per la loro strada. L’unica cosa da fare adesso per Musumeci è mettere alla porta Armao, che oltre ad essere il re dei conflitti d’interesse in Sicilia, vedasi caso Riscossione, prima mente sulla trattativa con Roma, venendo immediatamente sbugiardato dal ragioniere di Stato e poi si fa impugnare mezza finanziaria a sua firma. Della sagra dei dilettanti la Sicilia non ha certo bisogno. Solo Musumeci è riuscito a fare peggio di Crocetta”, chiosano i deputati.
In realtà, negli anni di Crocetta, vi furono anche impugnative ben più robuste di questa, che ha colpito norme che già puzzavano di morto al momento del voto. Ma al di là del merito delle posizioni, il comunicato dei pentastellati dimostra ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, che il clima di collaborazione all’Ars auspicato dal governatore è una chimera. E questo per la giunta è forse un problema ancora più grosso dell’impugnativa delle norme mancia della manovra.