19 Marzo 2013, 12:02
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PALERMO – Marisa Scavo e Iole Boscarino sono due delle donne “forti” della Procura di Catania, rispettivamente coordinatore del pool antipedofilia e sostituto alla Dda. Agli antipodi per temperamento, abitudini, visione della vita, le due “magistrate” catanesi si occupano “insieme a ottimi colleghi” di delicatissime indagini che riguardano da una parte (Marisa Scavo) pedofilia, stalking, violenze sessuali, femminicidi e reati contro la famiglia, dall’altra (Iole Boscarino) mafia e quindi omicidi, estorsioni, concussione, e tutto quello che riguarda “i reati attinenti alla limitazione della libertà personale in tutte le sue forme, dalla violenza privata fino all’uso distorto del potere pubblico”.
Ma sono anche mogli e mamme. Ed è proprio in questo doppio ruolo che Marisa Scavo e Iole Boscarino, in una intervista di Elena Giordano, si raccontano sul numero in edicola di I love Sicilia (acquistabile anche in formato pdf, QUI): “Dobbiamo ammettere – dice Marisa Scavo – che ancora il nostro è un Paese prettamente maschilista. Il pregiudizio verso le donne e il loro accesso a posizioni apicali nella professione è ancora molto forte”. Ma d’altronde se c’è una caratteristica che a loro non manca è la determinazione. Ricetta contro ogni forma di diffidenza.
E così sono andate avanti e oggi dalle loro mani passano le inchieste più delicate. Qualche esempio? Iole Boscarino ha in mano uno dei grandi processi catanesi degli ultimi anni: Iblis, l’inchiesta che vede imputati Raffaele Lombardo e suo fratello Angelo. E con loro altri politici, imprenditori, colletti bianchi, ma anche decine di boss dal pedigree di tutto rispetto. A Marisa Scavo, invece, il difficilissimo compito di occuparsi di bambini violati: “Un bambino che ha subito violenze da piccolo sarà un adulto con problemi molto seri”. Sono sue, tra le altre, la recente maxi operazione Rescue che ha visto indagati 459 pedofili in tutto il mondo tra cui 71 italiani; l’indagine su una madre che abusava del figlioletto con oggetti sacri e vestita da suora; quella dell’insospettabile marito e padre sieropositivo che adescava (e dunque contagiava) ragazzini su internet per poche decine di euro; l’ultima, di pochi giorni fa, di quell’affermato ematologo che effettuava in ospedale visite particolarmente approfondite sulle pazienti più giovani.
Quindi, quasi a bocca chiusa, ammettono che “nessuna critica è da fare ai magistrati che scelgono la politica. È un loro diritto costituzionalmente garantito, purché si faccia una scelta chiara e precisa”. Finché si è magistrati, insomma, non è opportuno esprimersi, ed “è evidente che – spiega la Boscarino – non deve trapelare in alcun modo ciò che personalmente pensiamo anche nelle azioni quotidiane”.
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19 Marzo 2013, 12:02