Egr. Direttore,
ho sempre rispettato il lavoro dei magistrati. Questo ho sempre fatto e continuo a fare sia nella veste di teste, sia da indagato che da imputato. Come potrà notare non usufruisco di nessun favore o sconto da parte di nessuna Procura, nemmeno da parte della procura di Palermo che per il solo fatto di aver avuto un atteggiamento puramente “laico” di fronte alle mie dichiarazioni, da cotanti personaggi illustri del giornalismo e delle istituzioni, è stata definita “amica”. Continuo ad avere il massimo rispetto verso coloro che stanno cercando di poter accertare relamente “i fatti”, sia su quanto raccontato da me sul periodo torbido delle stragi sia per quello che riguarda la ricostruzione dei numerosi intreccci e prestanome che hanno contraddistinto il cosiddetto “tesoro di mio padre”.
A differenza di altri non posso scegliere chi deve essere il mio giudice. Mi consenta, tanto per rimaner in tema, non posso essere mai considerato un esempio, ma sicuramente il solo fatto di rispondere alle domande dei pm mi ha reso prima anomalo e poi nemico di questo sistema che alla magistrature tenta di mettere il bavaglio o ancor peggio sotto controllo. E comunque se il senatore Dell’Utri, come risultanza delle sue condanne e delle numerose inchieste che lo vedono ancora indagato può fare una corrente all’interno del Pdl, in nome di questo innato senso di garantismo cieco e di una sempre più sfacciata impunità, sicuramente anche io, potrei fare il sindaco di Palermo, alla faccia del buon gusto e del rispetto del prossimo, e forse anche alla faccia di un minimo senso di amor proprio.
Cordiali saluti.
Massimo Ciancimino.