PALERMO – Per quindici mesi il nome di Antonio Candela è rimasto in stand by. Infine lo scorso marzo il presidente della Regione Nello Musumeci lo nomina “soggetto attuatore” del piano contro il Coronavirus. L’ex manager dell’Asp di Palermo viene chiamato a organizzare la strategia di contrasto contro il Covid nell’Isola. Oggi finisce agli arresti domiciliari per corruzione. (leggi tutti i nomi delle persone arrestate).
Con la nomina di marzo Candela esce da un sorta di limbo dove è finito nel novembre 2018. Il suo nome non faceva parte dell’elenco dei nuovi manager. Nella mappa della sanità siciliana non c’era più posto per lui. Un’assenza che si notò parecchio alla luce dell’impronta legalitaria che Candela, confermata da autorevoli osservatori e addetti ai lavori, ha dato al suo lavoro. La stessa presidenza della Regione ritenne opportuno precisare in una nota che “il manager uscente dell’Asp di Palermo Antonino Candela, in virtù dell’esperienza maturata e dell’impegno per l’affermazione della legalità negli ultimi anni, verrà chiamato dal presidente Musumeci a fare il dirigente generale di un ente regionale”. Poi, quindici mesi silenzio fino alla nomina di marzo.
Candela, nei confronti del quale, come sempre vale il principio di non colpevolezza, rischia di essere l’ennesimo simbolo della legalità che finisce nella polvere. Vive sotto scorta dal 2013, anno in cui denunciò la mega truffa dei pannoloni quando era direttore amministrativo dell’Asp di Palermo, di cui sarebbe divenuto manager per scelta del governatore Rosario Crocetta. Era la stagione dell’antimafia sbandierata dell’ex sindaco di Gela e delle denunce contro tutto e tutti. Candela incarnava l’immagine del burocrate dalla schiena dritta che tanto piaceva all’ex governatore che aveva voluto accanto a sé, come assessore alla Salute, Lucia Borsellino. Nell’azienda sanitaria palermitana Candela c’era arrivato anni prima, lui che era dipendente di una società privata con commesse in aeroporto, con un incarico esterno quando era ancora vicino a Forza Italia e dopo un passaggio all’Asp di Trapani.
Usando le parole dell’ex procuratore aggiunto di Palermo Leonardo Agueci, nella vicenda dei pannoloni Candela aveva dimostrato di essere “passato dalle parole ai fatti, speriamo che altri seguano il suo esempio”. Un esempio fatto di segnalazioni in Procura e collaborazione con i magistrati sulla scia di quella che l’altro aggiunto Dino Petralia, oggi a capo del Dap, definiva “la necessaria attività preventiva da parte della pubblica amministrazione per smascherare le truffe”.
Il clima attorno a Candela si era fatto pesante. Lettere, minacce, più o meno esplicite, anche nel contesto lavorativo, si sono ripetute nel tempo. Si è passati così da un’iniziale tutela alla scorta. Candela ha lavorato al fianco dei magistrati. Non solo nelle indagini sul bando per comprare 42 milioni di euro di pannolini, ma anche per l’affidamento del servizio di realizzazione e manutenzione del sistema informativo, quello per la manutenzione dei sistemi tecnologici e il servizio di vigilanza dell’Asp palermitana. Anche per la magistratura contabile Candela è stato un esempio. Nella requisitoria della Corte dei Conti del 2017 il procuratore generale Pino Zingale lo ringraziò pubblicamente “per avere segnalato diverse anomalie agli organi competenti”.
Nel frattempo il livello di allerta è cresciuto, raggiungendo il livello massimo in seguito ad alcuni episodi avvenuti all’ospedale Ingrassia. Prima un ascensore sabotato, poi l’allagamento del pronto soccorso, infine i ripetuti danneggiamenti ai distributori di bevande. Episodi dolosi in risposta, era l’ipotesi degli investigatori, alla volontà di Candela di ristrutturare l’ospedale per stoppare il regime delle manutenzioni straordinarie, tanto dispendiose per la casse aziendali quanto lucrose per chi le esegue in regime d’emergenza. Non sono stati mai trovati i colpevoli per quegli episodi e qualcuno ha anche dubitato che il bersaglio fosse Candela. Il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal prefetto di Palermo Francesca Cannizzo decise di assegnare una scorta al direttore generale.
Il momento più alto del riconoscimento professionale Candela lo ottiene nell’ottobre 2016 quando riceve la medaglia al merito dal Capo dello Stato Sergio Mattarella alla presenza del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Il suo merito: avere fatto rientrare nelle casse dell’Asp di Palermo 50 milioni di euro revocando tre appalti “sovrastimati” è diventato uno dei pochi – per l’esattezza uno dei 433 personaggi dello Stato italiano – che, in 149 anni di storia, si sono potuti fregiare della “medaglia d’argento al Merito della Sanità pubblica”.
Ecco la motivazione: “Il direttore generale dell’Azienda sanitaria di Palermo è stato autore di circostanziate denunzie presentate alla Procura della Repubblica, con conseguente aggravamento dei rischi per la sua incolumità personale. La sua azione ha consentito l’avvio di diversi procedimenti penali a carico di dipendenti dell’Azienda e di soggetti ben inseriti nel tessuto criminale e dotati di risorse finanziarie pressochè illimitate ad essi variamente collegati, responsabili di numerosi episodi di corruzione e di altre azioni illecite a danno del Sistema Sanitario Nazionale. Da evidenziare inoltre l’istituzione nell’isola di Lampedusa del servizio permanente di ginecologia e pediatria dallo stesso fortemente voluto, che ha permesso agli abitanti dell’isola il facile accesso a prestazioni sanitarie precedentemente fornite solo alcuni giorni a settimana”.
Ora la Procura di Palermo ha chiesto e ottenuto il su arresto. Sul suo impegno per la legalità le parole contenute nell’ordinanza di custodia cautelare sono durissime: “Candela è stato destinatario di misura tutoria ed appare atteggiarsi quale strenuo paladino di legalità. La polizia giudiziaria ha provveduto a riassumere alcune vicende che consentono di avere un quadro completo in ordine alla pessima personalità, anche sotto il profilo criminale”.