PALERMO – “Le sono grato per l’invito a partecipare alla celebrazione dell’Eucaristia, presieduta dal Cardinale Parolin, in occasione del quarto Centenario del ritrovamento delle reliquie di Santa Rosalia. Non mi è possibile esser presente perché, come le ho detto, in quei giorni sarò in Brasile per una visita di Stato ma, come appartenente alla Diocesi che le è affidata, desidero esprimere la mia vicinanza a un evento così importante, nel corso del quale la città di Palermo ricorda la santa che, insieme a San Benedetto il Moro, ne è patrona”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una lettera inviata all’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice.
Il messaggio di Mattarella
“Come sua Santità Francesco ha ricordato, Santa Rosalia è donna di speranza, che ha operato una scelta controcorrente – prosegue Mattarella -. Una scelta, vorrei aggiungere – quasi di scandalo per i criteri della società in cui Santa Rosalia viveva e ancor più per quelli della società di oggi. Speranza e scelte coraggiose, fuori dalle convenienze: sono gli elementi di cui avvertiamo, con sempre maggiore urgenza, grande bisogno, nella speranza che le celebrazioni del Festino inducano a praticarle”.
L’omelia di Lorefice
Lorefice, nella sua omelia all’oratorio dei Crociferi, ha affermato: “Vorrei che raccogliessimo stamattina l’invito di Papa Francesco e che lo sentissimo rivolto a tutti noi. Siamo di fronte a una scelta epocale. Il Giubileo di Rosalia ce la mette davanti. I giorni che verranno potranno essere giorni di grazia, in cui fasciare le piaghe dei cuori spezzati, proclamare la libertà degli schiavi, consolare tutti gli afflitti, annunziare la gioia dell’alba di un mondo nuovo. Per farlo però dobbiamo avere il coraggio di abitare nella notte e di stare accanto alla sentinella di Isaia”.
Per Lorefice “Rosalia è la sentinella della nostra Palermo. Dobbiamo ripetere all’infinito la nostra domanda e quella che sale dalla città, affiancando – ha aggiunto – i disperati, i senza luce, tutti coloro che in carcere o sulle nostre strade sempre più insicure e accidentate gridano senza voce il loro desiderio di vita, di riscatto e di liberazione; gli scoraggiati e gli abbandonati nelle nostre case, negli ospedali e nelle case di riposo per anziani”.
L’invito è ad “ascoltare il lamento che sale dai vicoli e dalle piazze del centro storico segnati da violenza, furti e aggressioni, dallo spaccio a viso aperto delle nuove devastanti droghe che travolgono i nostri giovani”. Lorefice ha poi continuato: “Dobbiamo levare noi la nostra voce, per tutti i dimenticati, per quelli che restano all’ombra del dolore, nella nostra Palermo bella, tormentata e tormentosa”.
Il ricordo di Borsellino
E a pochi giorni dall’anniversario della strage di via D’Amelio, l’arcivescovo di Palermo ha ricordato che la città “si appresta a fare memoria di un suo illustre cittadino, il giudice Paolo Borsellino e degli uomini e donne della sua scorta barbaramente uccisi dalla mafia”. Quella strage però “attende ancora, non senza connivenze, silenzi e depistaggi, verità e giustizia”.
“Gli amministratori amino Palermo”
Lorefice ha quindi citato le parole di Borsellino, pronunciate il 20 giugno 1992, “facendo memoria del suo fraterno amico Giovanni” trucidato insieme con la scorta a Capaci. “Perché non si è turbato; perché è stato sempre pronto a rispondere a chiunque della speranza che era in lui? per amore”. E rivolgendosi agli amministratori di Palermo: “Il Giubileo Rosaliano vi chiede, vi ordina di amare questa città! Chiede e ordina a tutti noi di amarla, con tutto il nostro essere, il nostro cuore, le nostre forze. Dimentichi di noi stessi, senza la ben minima ombra di un interesse personale o di parte. Disinteressatamente. Solo per amore”.