MAZARA DEL VALLO (TRAPANI) – Se Matteo Messina Denaro ha potuto vivere senza patemi la sua clandestinità lo deve ad Andrea Bonafede. Il geometra gli ha prestato l’identità usata dal padrino per prenotare le visite in cui gli è stato diagnosticato il tumore e quelle per i problemi agli occhi, per comprare case e macchine, persino per prenotare un appuntamento dal parrucchiere.
Sarà andata più o meno così. “Buongiorno sono Andrea Bonafede, a che ora posso venire per shampoo e taglio?”. Dall’altra parte della cornetta ha risposto uno dei più noti acconciatori della città di Mazara del Vallo.
Messina Denaro si è presentato nel locale, si è accomodato sulla poltrona del barbiere, ha pagato ed è andato via. Il parrucchiere ha confermato di averlo riconosciuto nell’uomo visto in televisione il giorno dell’arresto.
La vicenda del parrucchiere va aggiunta a quella del salumiere, del tatuatore, del bancario e di tutti quelli che hanno avuto a che fare senza saperlo (chi ne era cosciente è finito sotto inchiesta) con il padrino che conduceva una vita normale.
Da un lato viene da sorridere, ma c’è da piangere. Sono le montagne russe della ragione su cui si è costretti a salire ogni qualvolta si parli della trentennale latitanza del boss di Castelvetrano.
Andrea Bonafede è in carcere. Lo hanno condannato e ora gli hanno sequestrato i beni. Compreso la casa di via Cb 31 a Campobello di Mazara, ultima dimora del latitante, e l’Alfa Romeo Giulietta a bordo della quale girava il sanguinario stragista. Il primo è intestato a Bonafede, la seconda alla madre del geometra. I soldi per comprarli li ha sempre sborsati Matteo Messina Denaro.