CATANIA – Francesco Ivano Cerbo, attraverso una nota del suo legale l’avvocato Alessandro Coco, replica all’articolo di oggi “Gli affari dei Carcagnusi a Milano e Roma” nonché all’articolo pubblicato “Beni per 27 milioni di euro. Sequestrato il Tesoro dei Mazzei”.
Riceviamo e pubblichiamo integralmente.
La lettura dei due articoli, mette in risalto la figura di Cerbo Francesco Ivano, quale prestanome del clan Mazzei ed, in quanto tale, la sua appartenenza a tale gruppo criminale.
Spiace però che nell’articolo NON venga dato adeguato risalto (pariteticamente e nel rispetto di un principio statuito all’art. 27 della Costituzione della Repubblica Italiana: la presunzione di innocenza) alla circostanza che allo stato il sig. Cerbo Francesco Ivano è un uomo libero (in attesa di giudizio) poiché scarcerato dal Tribunale del Riesame di Catania che, in accoglimento di ben due sentenze della Suprema Corte di Cassazione, ha decretato l’INSUSSISTENZA a carico dello stesso Cerbo Francesco Ivano di gravi indizi di colpevolezza circa i reati di associazione mafiosa, tutte le intestazioni fittizie contestate (fra cui la discoteca Boh e tutte le società da Voi menzionate nell’articolo) e la ricorrenza dell’aggravante di cui all’art. 7 D.L. 152/91 (vale a dire, l’aver agito con metodo mafioso o aver agevolato un associazione mafiosa).
Infatti, con le sentenze del 12.12.2014 e del 20.02.2015 la Suprema Corte d Cassazione, in ordine ai reati sopra citati, ANNULLAVA CON RINVIO:
-la misura cautelare personale (custodia in carcere) disposta nei confronti del Cerbo Francesco Ivano (sentenza 12.12.2014)
-la conseguente misura cautelare reale (sequestro preventivo – sentenza 20.02.2015).
Quindi, nel successivo giudizio di rinvio, il Tribunale del Riesame di Catania, aderendo interamente ai principi di diritto espressi dalla Corte di Cassazione in favore del sig. Cerbo Francesco Ivano, ha definitivamente, sul piano cautelare, ANNULLATO:
-con provvedimento del 18.03.2015, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere;
-con provvedimento del 28.04.2015, il decreto di sequestro preventivo eseguito in origine, con conseguente restituzione di tutto quanto giuridicamente vincolato al sig. Cerbo Francesco Ivano.
Mi permetto evidenziare, per i non addetti, che un annullamento in fase cautelare (tanto della misura personale che di quella reale) come quello riconosciuto al sig. Cerbo Francesco Ivano, rappresenta un risultato significativo, posto che in tale fase procedimentale il criterio legale cui deve ispirarsi il Giudice nel valutare è quello della “probabilità di colpevolezza” e non già della “certezza al di là di ogni ragionevole dubbio”.
Pertanto, nel rispetto del diritto-dovere di cronaca, è giusto dare atto anche di tutto quanto sopra esposto, in ossequio della verità e di quella presunzione di non colpevolezza, troppo spesso maltrattata nel nostro Paese. Allo stato il sig. Cerbo Francesco Ivano (in aderenza alla Costituzione e, comunque sia, ai principi che devono guidare un Paese che tutti noi auspichiamo qualificarsi civile ed ispirato al rispetto delle regole di diritto) non è un mafioso od un prestanome di alcuno e non ha agito per favorire alcun clan criminale, quantomeno sul piano cautelare, così come deciso dall’Autorità Giudiziaria e nel rispetto delle regole processuali.
Vi chiedo pertanto una rettifica dei Vostri articoli, specificando ed inserendo quanto sopra attraverso adeguato e paritetico risalto.