"Gentile Meloni, ammiro la Sua fermezza: ma auspico che rinasca una sinistra degna del suo passato remoto"

“Gentile Meloni, ammiro la Sua fermezza: auspico una sinistra degna”

Riconciliazione, confronto e fine delle ideologie: una riflessione a campo aperto.

Gentile presidente Meloni,

chi le scrive è un vecchio militante di sinistra, tuttora arroccato in quella vecchia fortezza da tempo abbandonata dal PD, e memore dei tempi bui in cui, come Lei ha ricordato nel Suo discorso, tra giovani fascisti e comunisti (etichette oggidì a torto o a ragione archiviate) ce le suonavamo di santa ragione.

Sono dunque, ahimé, un nostalgico delle idee forti e delle passioni politiche di quegli anni ’60-’70, ma ovviamente non di quell’ottusa violenza: con gli avversari di cui un tempo temevo il coltello o la spranga, oggi discuto civilmente, con alcuni perfino amichevolmente.

Riconciliazione? Piuttosto leale ma serrato confronto, fra idee e valori antitetici. Per chi coltivi come me idee laicamente problematiche e da revocare costantemente in dubbio, il confronto con l’altro da sé è doveroso: e per esempio, per me di sinistra, la curiosità per la grande cultura di destra è sempre viva e mi ha spinto a pubblicare un libro, Scrivere a destra, che ha avuto buona accoglienza anche in partibus infidelium.

Dunque non sarò mai tra i “cretini di sinistra” (di sinistra?) che misurano i Suoi tacchi o giudicano il Suo look, mi ripugna l’oltraggio, provo anzi simpatia per la Sua fermezza e per il Suo orgoglio di donna così come non ne provo affatto per i Suoi molesti compagni di strada Salvini e Berlusconi. Dal Suo governo, se da una parte temo vertiginosi arretramenti sul terreno dei diritti civili, spero almeno una politica sociale più efficace di quella mai svolta dal banchiere Draghi. Ma…

Ma questa non è riconciliazione. Tutti i paesi civili si sono forgiati nel fuoco di divisioni laceranti: la Riforma protestante, la Rivoluzione francese, la guerra civile americana dell’800 e quella spagnola del 900, la nostra Resistenza antifascista che Lei non ha citato… E su una coscienza inevitabilmente divisa, su nette scelte di campo da tradurre in schieramenti nettamente ma civilmente contrapposti, si fondano le precarie ma fiere identità nazionali del nostro Occidente.

Quella serrata e vitale dialettica è stata azzerata dalla fine delle ideologie (meglio: delle idealità) e dall’omertoso “contesto” (vedi Sciascia) dei compromessi storici, degli inciuci e dei ribaltoni, infine dei governi indifferenziati e onnicomprensivi, ultimo quello di Draghi. Ma se ora vedo (o almeno auspico) più chiarezza, e continuo a sperare contra spem che a contrastare il Suo governo rinasca una sinistra degna del suo passato remoto, mi lasci dire infine che altrettanta chiarezza esigo da Lei: eviti, La prego, di propinarci favolette come quella della “destra democratica” minacciata dalle chiavi inglesi di sinistra, recuperi una memoria meno unilaterale, ricordi almeno fra sé e sé anche i misfatti dei suoi camerati, ben più gravi d’una colluttazione: attentati e stragi, strategie della tensione, manovalanza armata per le trame più oscure e criminose della prima Repubblica.

Con rispettosa stima


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