PALERMO – Una richiesta di pizzo, ben 250 mila euro per “una messa a posto”: una minaccia fatta in videochiamata dai due estorsori al capo cantiere ,tramite uno smartphone consegnato da un ragazzo minorenne, giunto in scooter. Solo dopo si scoprirà che uno di criminali era collegato dal carcere di Palermo e l’altro dal penitenziario di Agrigento. È l’estorsione subita dai dipendenti della Cosedil, ditta che fa capo ad Gaetano Vecchio, presidente di Confindustria Sicilia.
La telefonata di Schifani
Il presidente della Regione siciliana Renato Schifani ha telefonato a Gaetano Vecchio, presidente di Confindustria Sicilia, esprimendo la propria vicinanza personale e quella del governo regionale dopo il grave episodio intimidatorio subito dalla sua azienda. Schifani ha sottolineato il valore della denuncia, definendola “un gesto di responsabilità civile e di fiducia nelle istituzioni”.
“La Sicilia che vogliamo costruire – dice il governatore – è una terra in cui lo Stato è presente e più forte di ogni tentativo di sopraffazione criminale”. Il presidente ha inoltre richiamato l’importanza di mantenere alta la vigilanza, soprattutto nei grandi cantieri e negli interventi finanziati con risorse pubbliche. “Alle imprese che scelgono la legalità – conclude – va il sostegno pieno e concreto delle istituzioni: nessuno deve sentirsi solo di fronte alla criminalità organizzata”.
Teatro dell’episodio il cantiere del risanamento di Fondo Fucile, in via Socrate a Messina, finanziato con risorse del Pnrr. A sventare il tentativo di estorsione, come ha ricostruito la Gazzetta del Sud, sono stati i carabinieri che erano stati avvertiti dall’imprenditore subito dopo che il capo cantiere aveva ricevuto la visita di un emissario del racket, il quale gli aveva preannunciato che qualche ora dopo qualcuno gli avrebbe parlato al telefono. La Procura di Messina ha iscritto nel registro degli indagati tre persone.
Il sindaco Basile riceve Vecchio al Comune
Stamani il sindaco di Messina, Federico Basile, e lo stesso Vecchio ricevuto in municipio, lanciano un appello: non lasciarsi condizionare dalle intimidazioni e confidare nello Stato. “I protocolli di legalità messi in campo – ha detto il presidente di Confindustria Sicilia – hanno dimostrato di funzionare, che lo Stato è più forte. Questa risposta rapida e concreta è il segnale più forte che si potesse dare”.
E il sindaco ha aggiunto: “Chi sceglie di denunciare non resta solo. Siamo assolutamente vicini alle imprese che operano nella nostra città, a quelle che lavorano per conto del Comune di Messina e che stanno portando avanti i numerosi interventi finanziati, anche attraverso risorse Pnrr. I grandi investimenti pubblici, come nel caso del Fondo Fucile, possano purtroppo attirare l’interesse della criminalità. Il Comune stigmatizza ogni azione malavitosa e criminale e sarà sempre dalla parte della giustizia e della legalità”.
La solidarietà della Lega
“La lotta al racket e la denuncia di chi subisce l’estorsione sono elementi imprescindibili per assicurare alla giustizia criminali che con spregiudicatezza pensano di lucrare sull’economia sana attraverso richieste di denaro. Esprimo tutta la mia solidarietà all’amministratore delegato di Cosedil Gaetano Vecchio che ha saputo mostrare la schiena dritta davanti alla richiesta del pizzo”. Lo dice Nino Germanà, senatore e segretario della Lega in Sicilia.
“La sua azienda sta facendo un lavoro prezioso per il risanamento di Fondo Fucile a Messina, uno dei quartieri simbolo della rigenerazione cittadina legata al programma Pinqua – aggiunge -. Un apprezzamento va ai militari dell’Arma dei carabinieri che hanno agito con solerzia individuando i responsabili del tentativo estorsivo. La Lega siciliana è a fianco delle imprese sane che creano lavoro e sviluppo, contribuendo alla crescita economica della nostra regione, senza cedere mai al malaffare ed alle richieste estorsive della criminalità organizzata e mafiosa”.

