PALERMO – Stavolta tocca ai quartieri Noce e Malaspina. Nella notte Addiopizzo ha affisso sui muri gli adesivi contro il racket. Un’iniziativa a pochi giorni dall’anniversario dell’omicidio di Libero Grassi, l’imprenditore che pagò con la vita la sua ribellione.
Il messaggio è chiaro: “Vicinanza e disponibilità al supporto a chi ancora oggi, tra commercianti e imprenditori, è stretto dalle maglie del racket delle estorsioni – dicono dal comitato -. La storia degli ultimi venti anni ci dice che anche in contesti così complessi possano germogliare segnali di riscatto. Anche alla Noce si può fare: denuncia collettiva. Noi ci siamo”.

Perché una cosa è certa: alla Noce come in altre zone di Palermo il pizzo si continua a pagare. Molto spesso per convenienza e connivenza, ma ci sono ancora persone sotto il giogo mafiosa per paura nonostante i tempi siano cambiati, nonostante Libero Grassi abbia tracciato la strada del riscatto e i blitz dimostrino la capacità di risposta di magistratura e forze dell’ordine. Nel mandamento è in corso un riassetto dopo che gli ultimi capi sono finiti in carcere.

Lo scorso luglio la Procura della Repubblica ha chiuso l’inchiesta nata con il blitz del 12 aprile scorso. Gli arrestati furono 12, ma gli indagati sono 27 compreso un notaio. Le indagini svelarono lo scontro per il potere fra Carlo Castagna e Renzo Lo Nigro da una parte e dall’altra Giuseppe Romagnolo, insospettabile commerciante di scarpe considerato uomo d’onore riservato e che poi sarebbe diventato il nuovo capomafia.

La macchina di Cosa Nostra si è riorganizzata attorno a nuovi leader. Gli uomini del pizzo sono in giro, quelli di Addiopizzo pure. Serve una denuncia collettiva.

