Messina Denaro "venerato, protetto dopo la morte": in tanti tremano

Messina Denaro “venerato e protetto anche dopo la morte”: tanti tremano

È lunga la lista di nomi su cui lavora la Procura di Palermo

PALERMO – “Venerato e protetto anche dopo la sua morte”, scrivono i pubblici ministeri di Palermo sul conto di Matteo Messina Denaro. Il giudice per le indagini preliminari aggiunge: “Sono ancora in pieno svolgimento le indagini sulla copiosissima documentazione, interamente cifrata per le parti di interesse mafioso o connesse alle reti di protezione sapientemente costruite dal latitante e delle quali si è avvalso con una allarmante facilità”.

Gli ultimi tre arresti eseguiti dai carabinieri del Ros sono solo uno step. Si sale di un gradino, ci vorrà tempo ma si conosceranno i nomi di altri complici di Messina Denaro. Soprattutto gli uomini con cui ha fatto affari, che fanno parte di un circuito diverso rispetto alla cerchia familiare dei Bonafede finora colpita dalle indagini. Allo stesso gruppo appartengono anche l‘architetto Massimo Gentile, il tecnico di radiologia Cosimo Leone e il bracciante agricolo Leonardo Gulotta.

Le pedine familiari

La lista degli arrestati, da considerare in aggiornamento, è già lunga. Il geometra Andrea Bonafede, classe ’63, nipote del capomafia di Campobello di Mazara, Leonardo Bonafede, ha ceduto la propria identità a Messina Denaro Matteo per curarsi. Giovanni Luppino era con il latitante il giorno della cattura. Andrea Bonafede, classe ’69, operaio comunale, e anch’egli nipote dello “zio Nardo”, lo accompagnava negli ospedali dove il padrino si è operato e negli studi privati in cui è stato visitato. Il medico di base Alfonso Tumbarello gli prescriveva le ricette. Emanuele Bonafede (fratello dell’operaio) e la moglie Lorena Lanceri si sono presi cura del latitante nell’ultima fase prima dell’arresto. La sorella, Rosalia Messina Denaro, ha di fatto rappresentato il suo alter ego. La maestra Laura Bonafede è la donna della sua vita, non l’unica ma una delle più importanti. E poi c’è la figlia di quest’ultima, Martina Gentile. Vincenzo e Antonio Luppino, sono i figli di Giovanni, l’autista del padrino.

Del nucleo Bonafede fanno parte anche gli ultimi tre arrestati. I padri di Massimo (l’architetto) e Salvatore Gentile (il marito ergastolano della maestra Bonafede) sono cugini di primo grado in quanto figli di
fratelli. Gulotta ha lavorato per le imprese dei fratelli Luppino. Leone è cognato dell’architetto Gentile, ma anche cugino dell’ergastolano Salvatore Gentile.

L’incontro al bar

C’è un buco nero trentennale su cui bisogna fare luce. Nulla è accaduto per caso. Nel 2008 un uomo arriva in un bar di Campobello di Mazara al volante di una Golf. Non è un bar qualsiasi visto che è gestito da Emanuele Bonafade. Poco prima è giunto il boss Franco Luppino, uno degli uomini più fidati di Messina Denaro. “Perlana”, veniva chiamato in codice nella corrispondenza del latitante. La Golf è intestata all’architetto Gentile che a sua volta ha comprato una moto Bmw usata da Messina Denaro per muoversi in zona. Perché il latitante è stato a casa sua. Non sempre, ma molto spesso.

La verità è che può anche essere stato più riservato e anche più oculato di altri mafiosi, ma ha commesso lo stesso inevitabile errore (anche la sorella Rosalia): ha scritto lettere, pizzini, appunti contabili, ha conservato carte d’identità, documenti di viaggio finiti in mano agli investigatori. Ci vorrà tempo per decifrarli, ma accadrà. C’è tanta gente in lista di attesa.



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